Per la prima volta da quando il virus è scoppiato, a dicembre 2019, i numeri dei casi di coronavirus identificati sono numericamente di più al di fuori che dentro la Cina.
In 13 delle 34 province cinesi i pazienti precedentemente contagiati dal COVID-19 sono poco alla volta dimessi: degli 81.000 casi confermati, infatti circa 69.000 sono tornati a casa. Inoltre lo scorso 17 marzo il primo gruppo di quasi 4.000 operatori sanitari che sono arrivati a Wuhan come rinforzo nello stato di emergenza, per aiutare a controllare l'epidemia, hanno potuto lasciare la città.
Anche se le cose stanno migliorando, nel Paese l'allerta rimane alta e Wuhan, dove il virus ha avuto origine, è ancora blindata. Sul sito della China's National Health Commission, i dati aggiornati al 17 marzo riportano 13 nuovi casi di infezioni confermati, 21 nuovi casi di sospetta infezione e 11 morti.
Nonostante ci sia un lento ritorno alla normalità le difficoltà, soprattutto a livello economico, si stanno facendo evidenti. Secondo l'ultimo rapporto pubblicato dal National Bureau of Statistics della Cina a gennaio e febbraio, il momento di picco dell'epidemia nel paese, la produzione industriale della seconda economia più grande del mondo è precipitata al punto più basso dal 1998, ed il tasso di disoccupazione è salito alle stelle a oltre il 6 per cento, il più alto mai registrato.
Dei segnali di ripresa in Cina abbiamo parlato con il corrispondente da Pechino Gabriele Battaglia.
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