Dopo il voto positivo della Camera del 18 gennaio 2121, lo scontro politico si è spostato 24 ore dopo al Senato dove le votazioni per la fiducia al governo si sono concluse con una seconda conferma per il premier Giuseppe Conte.
"Se non ci sono i numeri il governo va a casa", aveva dichiarato Conte qualche ora prima di riferire a Palazzo Madama, ma la votazione si è conclusa con 156 "sì", mentre i "no" sono stati 140 e 16 senatori Italia Viva (IV) si sono astenuti.
“Non è stata raggiunta la maggioranza assoluta di 161 voti, ma se Renzi avesse votato contro Conte sarebbe stato battuto. Questi numeri confermano da una parte che il governo è deciso ad andare avanti ma anche che la navigazione sarà molto complicata”, spiega il giornalista Carlo Fusi esperto di politica italiana su SBS Italian.
Secondo Fusi, nonostante la fiducia sono rimaste aperte diverse questioni: il rimpasto di governo — con il cambio di alcuni ministri annunciato dallo stesso Conte — la mancanza di una maggioranza in Senato, oltre alle questioni legate al Recovery Plan e alle misure ("ristori") per sostenere il Paese durante la crisi pandemica.
“La giornata al Senato è stata caratterizzata da toni molto più accesi rispetto al voto alla Camera, a testimonianza del fatto che non ci sarebbero i margini per un recupero del rapporto tra Conte e Renzi. Quindi le strade tra i 'renziani' e il governo sono ormai totalmente divergenti, tanto che Renzi stesso ha dichiarato che il suo partito si è spostato all'opposizione”, ha chiarito Fusi.
Ascolta il punto di Carlo Fusi:
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