Il problema della disinformazione, e dell'uso strumentale che se ne fa, è sempre più centrale al dibattito politico e sociale in tutto il mondo, anche per i rischi che pone all'esercizio della democrazia e, in alcuni casi, all'ordine pubblico.
"La disinformazione ormai colpisce tutti noi e ci colpisce a diversi livelli", spiega Vivian Gerrand, ricercatrice dell'Australian National University (ANU), al microfono di SBS Italian.
Il progetto Disrupting Disinformation Ecologies è stato istituito con lo scopo di riconoscere e contrastare gli effetti della disinformazione nella società. Parte integrale del progetto è un sondaggio condotto online che cerca di fare il punto sull'impatto di questo fenomeno a livello locale.
Le domande del survey sono mirate a comprendere come vari settori (da quello governativo a quello culturale, da quello artistico a quello sanitario, e molti altri) siano stati colpiti e abbiano risposto alla minaccia della disinformazione.
Punto centrale nella lotta alla disinformazione è comprendere che questo fenomeno può spesso tramutarsi in violenze nella società, divenendo una minaccia per i governi e le nazioni. Le "ecologie della disinformazione" favoriscono infatti fenomeni di polarizzazione sociale e la nascita di estremismi.
"È un problema di sicurezza che può finire per rubarci la democrazia, perchè non c’è più fiducia nel governo. Riconoscere il vero dal falso diventa sempre più difficile, altro pericolo per la democrazia, ed è perciò importante che i governi lavorino insieme per contrastarlo", sottolinea Gerrand.
Il consiglio di Vivian Gerrand per affrontare questo problema nel quotidiano? "È una lotta continua, consiglio di stare sempre attenti a quello che si legge e si vede, soprattutto online, e capire che le informazioni che riceviamo sono sempre parziali".
Per chi volesse parteciparvi, è possibile trovare il sondaggio sulla disinformazione al seguente indirizzo web: https://anu.au1.qualtrics.com/jfe/form/SV_2lqJC4wqabVkZDg





