I profughi ‘dimenticati dall’Europa’ sull’isola di Lesbo

Campo profughi di Moria a Lesbo

Campo profughi di Moria a Lesbo Source: UNICEF/UNI376682/Canaj Magnum

Con oltre 12.000 persone, tra cui 4.000 bambini, il campo profughi sull’isola greca era il più grande d’Europa quando è stato colpito da un incendio: a un mese dall'evento sono ancora 7.500 le persone costrette a vivere in condizioni disumane.


A un mese dagli incendi che hanno distrutto il campo profughi di Moria a Settembre 2020, più di 7.500 persone sono ancora costrette a vivere in condizioni disumane in un nuovo campo costruito a Lesbo.

Con oltre 12.000 persone, tra cui 4000 bambini, il campo profughi sull’isola greca era il più grande d’Europa.

Andrea Iacomini, portavoce di Unicef Italia, ha raccontato come si stanno coordinando gli sforzi per creare nuove condizioni di sicurezza per i rifugiati.

“Ci sono 400 bambini non accompagnati che abbiamo identificato che sono stati trasferiti a Salonicco appena dopo l’incendio, e gli stati EU si sono impegnati ad accoglierli nei loro Paesi, ma a margine di questi ce ne sono altri 3800 ancora a Lesbo senza una sistemazione e senza accesso ai servizi di base”.
Iacomini ha spiegato che questi minori vengono da famiglie in fuga da guerre e carestie provenienti da Siria, Iraq e diversi paesi africani. 

“Non dobbiamo dimenticare che le politiche adottate fino ad oggi in Europa per il riconoscimento e l’impegno alla ricollocazione dei rifugiati è proceduto molto a rilento, facendo sì che da 3.000 il campo arrivasse a ospitare oltre 12.000 persone. Speriamo che l’impegno rinnovato dalle potenze europee di farsi carico di queste persone venga rispettato”.

Ascolta l'intervista a Andrea Iacomini, portavoce di Unicef Italia
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