I resti di 215 bambini indigeni trovati in una fossa comune di una scuola cattolica canadese

Credit AP.

Joseph Cote-Dent, 7, smudges a participant before a Pipe Ceremony to honour the 215 children whose remains were found at the grounds of the Kamloops School. Source: The Canadian Press.

I resti di 215 bambini nativi sono stati scoperti in una fossa comune della scuola cattolica Kamloops, nella British Columbia. La notizia ha sconvolto e traumatizzato il Canada e il mondo.


Le comunità indigene del Canada da anni denunciano la scomparsa di bambini che, dopo essere stati forzatamente sottratti alle loro famiglie, venivano segregati in “scuole residenziali” dove era loro inculcata la “cultura bianca” affinché si assimilassero.

“Questi bambini non avrebbero mai dovuto essere strappati alle loro famiglie”, ha detto il primo ministro canadese Justin Trudeau in parlamento porgendo nuove scuse ai popoli indigeni.

“Se fossero in vita oggi sarebbero padri, nonni, bisnonni e leader dei loro popoli. La colpa di quanto è accaduto è del Canada”.
Trudeau ha anche parlato della tragica scoperta con papa Francesco, chiedendo al Vaticano di assumersi le proprie responsabilità e di collaborare con le autorità per fare luce su questo drammatico capitolo nella storia del Paese.

Il pontefice ha affidato questa responsabilità ai vescovi canadesi, e nell’Angelus di domenica scorsa a San Pietro si è limitato a dire di “seguire con dolore le notizie che giungono del Canada”. 

La drammatica e tragica vicenda trova le sue origini nella politica di assimilazione introdotta dal Governo canadese nel 1890 con la creazione di “scuole residenziali”, nelle quali educare alla “cultura bianca” i bambini delle comunità autoctone canadesi tra i 4 e i 15 anni. In totale oltre 150 mila minori vennero portati in queste scuole.

“A questi bambini era vietato di vedere i loro familiari, praticare la loro lingua, cultura e tradizioni. Gli alunni della Kamloops Indian Residential School hanno sofferto estremo isolamento e segregazione”, si legge nella targa esposta nel 2019 all’ingresso principale della scuola.



Il professor Giuseppe Cafiso, preside in pensione di una scuola di Toronto ed insegnante di storia, ai microfoni di SBS Italian ha spiegato che nessun libro di testo della storia del Canada parla delle “scuole residenziali” e della politica di assimilazione.

“Se noi insegnanti non ne sapevamo nulla, gli studenti non potevano saperne nulla”, dice.

Ora in Canada, sia a livello federale sia nella provincia della British Columbia, si cerca di fare luce su quanto è accaduto a questi adolescenti. Ma il compito è difficile in quanto la Chiesa cattolica non ha ancora consegnato i documenti dai quali si potrebbe, probabilmente, risalire alla loro identità.
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Two women embrace in front of Egerton Ryerson statue as they honour the lives of the 215 children found buried at the former Kamloops Indian Residential School. Source: The Canadian Press.
Un rapporto preliminare sulle indagini dovrebbe essere pubblicato alla fine del mese e la polizia ha già esteso le ricerche in altre “scuole residenziali” alla scoperta di eventuali fosse comuni.

Nel 2008 il primo ministro Stephen Harper chiese ufficialmente scusa per quello che è stato definito da una Commissione di inchiesta un “genocidio culturale”.

Ma la Chiesa cattolica canadese, e il Vaticano, non hanno ancora fatto altrettanto.

“Nella stragrande maggioranza dei canadesi c’è un senso di colpa, di vergogna, di imbarazzo per questa vicenda”, dice Cafiso. “Anche perché molte persone credono in questo mito che il Canada sia un paese ideale dal punto di vista dei diritti umani. Ma questa non è la realtà, non lo è mai stata”.

Ascolta maggiori dettagli su questa drammatica storia nell’intervista con il prof. Giuseppe Cafiso:
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