In evidenza
- Il campo di Bonegilla venne aperto nel 1947 e rimase operativo fino al 1971
- Vi transitarono oltre 300mila persone di diverse nazionalità
- Nel 1952 Bonegilla fu teatro di una protesta dei migranti a causa delle condizioni in cui venivano ospitati
"Io sono arrivata con l'Aurelia il primo maggio 1959, senza dirci niente ci hanno messo sul treno", ricorda Franca Arena, ex parlamentare statale del New South Wales, ai microfoni di SBS Italian.
"Siamo arrivati in questo campo che era in condizioni pietose", aggiunge, sottolineando che essendo arrivata da sola si era sentita anche impaurita.
"Era ben lungi dall'essere un campo di accoglienza".
"Mio padre era immigrato in Australia nel 1956", ricorda invece Diana, un'ascoltatrice di SBS Italian, aggiungendo che l'uomo "non parlava tanto volentieri di questo periodo", e solo col tempo lei e il fratello scoprirono che aveva soggiornato a Bonegilla.
Credo sia stato un periodo molto brutto e difficile per mio padreDiana
All'epoca il padre di Diana, Amerigo Di Cicco, era un giovane immigrato che come tanti non sapeva l'inglese. Da Bonegilla fu poi mandato in Queensland a tagliare la canna da zucchero, un lavoro durissimo.
Il campo di Bonegilla si trova in una zona piuttosto isolata non lontana da Wodonga, nel nord-est del Victoria. Per molte persone, appena arrivate in Australia, costituì un primo impatto non facile con un Paese che, pur incoraggiando l'immigrazione, ancora non brillava per accoglienza.
"Nessuno di loro si aspettava di finire in un posto come Bonegilla", aggiunge Franca Arena, "molto spesso agli uomini veniva offerto lavoro e dovevano partire, per fare lavori durissimi come il taglio della canna da zucchero nelle piantagioni del nord".
"Le famiglie venivano anche divise", sottolinea, "c'erano molte donne con bambini anche piccoli, che non sapevano una parola d'inglese".
Un altro ascoltatore, Sergio, condivide la sua esperienza: "sono arrivato a Melbourne nel '54, mi han portato a Bonegilla dove c'erano due o tremila persone di tutte le razze, ero nella baracca numero 8".
"A Bonegilla era un disastro, per il mangiare e per ogni cosa", ricorda Sergio, che all'epoca aveva vent'anni.
"Poi mi hanno portato a raccogliere l'uva a Swan Hill, ma son finito anche a tagliar la canna [da zucchero]".
L'Australia di quell'epoca era un'Australia veramente difficile, ci voleva tutto il coraggio dei migranti come gli italiani, i greci, i maltesi, i jugoslavi, che hanno lavorato e sacrificato tantoFranca Arena
Rita, un'altra ascoltatrice, non ha vissuto direttamente l'esperienza di Bonegilla ma riporta il ricordo di una sua amica, Alda, ormai ultranovantenne, che venne portata nel Bonegilla Migrant Reception and Training Centre.
"Ancora mi racconta di quando l'hanno portata a Bonegilla e l'hanno messa in una baracca col marito. Aveva ventiquattro anni", spiega.
"Lavorando nei campi si ammalò, arrivando ad avere la febbre a quaranta".
"Mio cognato Tullio invece arrivò a 19 anni, era già tornitore specializzato nelle Marche, pertanto l'hanno messo a tagliare le canne", ricorda ancora Rita.
Robyn ci scrive invece su Facebook: "mio padre è arrivato lì e un'ora dopo qualcuno gli ha rubato la valigia, ha davvero iniziato la vita in Australia con solo i vestiti che indossava! Per fortuna parlava diverse lingue e ha iniziato subito a lavorare come interprete".
"Alla fine era fortunato perché gli amici sono stati mandati o a tagliare la canna di zucchero o a lavorare per lo Snowy Hydro Scheme. Quando è andato in pensione era direttore di una grande azienda ma non ha mai dimenticato quei primi anni".
"Amo molto l'Australia nonostante i ricordi penosi di quei primi giorni", conclude Franca Arena, sottolineando i passi avanti che, a suo parere, sono stati fatti da allora.