Le tensioni tra Cina e Australia non accennano a diminuire, fino alla decisione di Pechino di bloccare le importazioni di carbone dall'Australia.
Parlandone ancora al condizionale e quindi non dandolo per certo, Scott Morrison ha dichiarato a Seven Network che il blocco commerciale avrebbe effetti negativi per entrambi i Paesi.
"Se ci fosse questo blocco sul carbone australiano, questo sarebbe in contravvenzione delle regole della Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO), sarebbe anche una rottura dell'accordo di libero commercio, quindi sarebbe una cosa molto seria per l'Australia, ma non solo", ha affermato Morrison.
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"Questo suggerirebbe che, se fosse vero, si formerebbe rapidamente l'impressione che non stanno trattando quelle regole con il dovuto rispetto".
Il ministro cinese agli Affari Esteri Wang Wenbin aveva dichiarato precedentemente che le misure adottate dalle autorità cinesi sono in accordo con leggi e regolamenti cinesi e con le pratiche internazionali, rifiutando nettamente le posizioni australiane da "vittime, che accusano e attaccano la Cina costantemente con insinuazioni".
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Massimiliano Tani, professore di Finanza alla University of New South Wales di Canberra, si chiede se questo non possa essere una buona occasione per andare oltre le esigenze attuali e a pensare a strategie a più lungo termine.
Da qui a qualche anno del carbone, non soltanto la Cina, ma anche altri Paesi che importano carbone dall'Australia non ne vorranno più sapere.
Le relazioni internazionali, l'ambiente ma anche le contingenze economiche critiche che derivano dalla pandemia COVID sono tra le sfide che attendono l'Australia nel 2021.
Ascolta l'intervista completa con Massimiliano Tani:
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