Ci sono viaggi che nascono come semplici parentesi, e finiscono per cambiare il corso di una vita intera. La storia di immigrazione Giulia Caridi comincia con un viaggio in Australia insieme al marito Carmelo e alla figlia, senza un vero piano, ma con il desiderio di tastare il terreno e trovare un’alternativa.
La famiglia era reduce da una lunga esperienza in Germania e da un ritorno in Italia che non li aveva convinti del tutto.
“Dopo un paio di anni che eravamo lì e prima che mia figlia iniziasse le scuole in Italia, abbiamo deciso di prenderci un po' di spazio e viaggiare”, racconta Giulia al microfono di SBS Italian.

Giulia Caridi, negli studi di SBS a Sydney Credit: Courtesy of Giulia Caridi
Tornati in Italia, sull'onda dell'entusiasmo i due hanno venduto casa, lasciato i rispettivi lavori, ed iscritto la figlia a scuola in Australia.
Il progetto era chiaro: trasferirsi per almeno un anno, forse di più. Si sono rivolti a un agente d’immigrazione che ha consigliato loro il visto skilled, pensato per lavoratori qualificati.
Ma presto hanno scoperto che questo visto non era alla loro portata. Il primo ostacolo era l’età, in quanto entrambi avevano superato la soglia utile per ottenere punteggio, ma c’era di più: anche il livello d’inglese richiesto per la professione del marito era elevatissimo.
“Doveva essere otto su tutti i band”, precisa Giulia.
La somma dei fattori ha fatto crollare le loro speranze, ma ormai avevano già fatto le valigie. L’agente ha infine proposto un’alternativa che li ha spiazzati: lo student visa. Inizialmente hanno pensato che fosse per la figlia, ma era Giulia a dover tornare a studiare.
Pur non avendolo fatto da anni, Giulia si è messa sui libri per ottenere un buon punteggio IELTS in tempi strettissimi. Superato l’esame e ottenuto il visto si è iscritta a un corso di contabilità.
Nel frattempo i due hanno tentato un’altra strada: aprire un’azienda in Australia per tentare la self-sponsorship. Giulia e Carmelo hanno investito tempo e soldi, ma le modalità di ottenimento del visto sono cambiate durante l’iter, facendo sfumare tutto.
“Abbiamo dovuto abbandonare il progetto. Dunque tutto l'investimento è finito lì”, racconta Giulia.
Noi qui ci volevamo restare. Dunque ogni volta che l'immigrazione chiudeva una porta, noi cercavamo di trovarne un'altraGiulia Caridi
I risparmi intanto hanno cominciato ad assottigliarsi. Dopo tre tentativi e nessuna certezza, il marito di Giulia ha proposto una scadenza: se non succede nulla entro la fine del visto studente, si torna in Europa.
Ma il caso, o forse la determinazione, ha cambiato di nuovo il corso delle cose. Giulia, che stava facendo uno stage, ha raccontato la situazione al suo manager, che le ha proposto, a sorpresa, di sponsorizzare Carmelo come insegnante per corsi vocational (VET teacher). L’azienda li ha aiutati davvero, e lui ha ottenuto il visto 457.
È stata la svolta. I tre sono restati in Australia per altri quattro anni, e quando si avvicinava la fine del visto, hanno potuto preparare finalmente i documenti per la residenza permanente.
Poi, all’improvviso, tutto si è bloccato di nuovo: nel marzo 2018 il governo ha cancellato il visto 457, la figura professionale di Carmelo è sparita dalle liste ammesse, il limite di età per fare domanda di PR si è abbassato. Giulia, dopo anni di tenacia e perseveranza, stavolta si è arresa, pensando: “Questo è un chiaro segno, dobbiamo tornare in Italia”.
Ma questa volta è stato suo marito a non desistere. “Dopo tante peripezie dobbiamo semplicemente capire come possiamo ancora farcela”, le ha detto.
I due hanno chiesto una deroga, e dopo sette mesi finalmente il Dipartimento d'immigrazione gliel'ha concessa, permettendo loro di fare domanda per la residenza permanente.
Questa ulteriore attesa è durata più di un anno, ma nel 2019 finalmente Carmelo ha ricevuto l'attesissima notifica sul telefono, è corso alla piscina dove si trovavano Giulia e la figlia per dar loro l'agognata notizia, e, preso dall'entusiasmo, si è tuffato ancora vestito.
Mia figlia era in piscina per un playdate, io ero con altre mamme, mio marito arriva perché ha visto la notifica dell'immigrazione e si lancia in piscina tutto vestitoGiulia Caridi
Un tuffo celebratorio che ha concluso un percorso ad ostacoli durato anni, permettendo alla famiglia di sentirsi finalmente a casa in Australia.
“Noi qui ci volevamo restare. Dunque ogni volta che l'immigrazione chiudeva una porta, noi cercavamo di trovarne un'altra”, conclude Giulia, felice di aver centrato l'obiettivo dopo tanti anni.