La riforma garantisce ai rider un aumento del 25 per cento, una copertura assicurativa per gli infortuni e protezioni contro i licenziamenti sulla base di una decisione automatica, presa da un algoritmo, cambiando di fatto un sistema a cottimo che molti lavoratori consideravano insostenibile.
I lavoratori di queste piattaforme lavorano a chiamata, svolgendo incarichi brevi e flessibili e, in genere, non hanno le tutele previste per i dipendenti tradizionali.
L’intesa, frutto di una trattativa tra la Transport Workers Union (TWU), Uber e DoorDash, è ora all’esame della Fair Work Commission.
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Dopo anni di mobilitazione da parte dei rider e del sindacato, l’accordo introduce condizioni minime e garanzie salariali per chi effettua consegne di cibo a domicilio, prevede un aumento del 25 per cento rispetto al minimo salariale, un’assicurazione contro gli infortuni e l’accesso ai propri dati lavorativi. Introduce inoltre una tutela contro i licenziamenti algoritmici, ovvero i casi in cui sono i sistemi automatizzati a valutare le prestazioni dei dipendeti e a decidere la cessazione della collaborazione.
La ministra per l’Occupazione e le Relazioni sul lavoro, Amanda Rishworth, definisce la riforma una prima mondiale.
Il governo laburista guidato da Anthony Albanese ha dato il via libera all'accordo, che, se apporvato dalla Fair Work Commission, introdurrebbe standard minimi per i lavoratori della gig economy.




