Due funzionari dell'ambasciata israeliana sono stati uccisi e altre persone sono rimaste ferite da colpi di arma da fuoco sparati fuori dal Capital Jewish Museum di Washington, a due passi dalla Casa Bianca e Capitol Hill.
Il killer, un 30enne di Chicago, nel compiere il gesto ha urlato "Palestina Libera".
"La vicenda ha avuto naturalmente delle ripercussioni politiche estremamente ampie perché Israele, il premier Netanyahu e i suoi ministri hanno lanciato accuse durissime, in sostanza al mondo intero", spiega il corrispondente de Il Manifesto da Gerusalemme Michele Giorgio.
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"In particolare, ai leader dei Paesi alleati di Israele, che negli ultimi giorni hanno criticato moltissimo lo Stato ebraico per la sua offensiva nella Striscia di Gaza e soprattutto per le condizioni umanitarie della popolazione palestinese".
Ma secondo il giornalista, è difficile fare delle previsioni sulle conseguenze di quanto accaduto a Washington.
"Dobbiamo considerare che mercoledì sera il premier Netanyahu ha nuovamente ribadito che l'obiettivo di Israele è di rioccupare Gaza poi qualche ora dopo è stato specificato il 75% della Striscia di Gaza e vuole andare avanti nel cambiamento del sistema di distribuzione degli aiuti umanitari".