‘Non preoccuparti, cambierà!’: come Melbourne è diventata una capitale multiculturale

Foto Famiglia Dozzi

La famiglia Dozzi durante la prima visita a Melbourne dello zio di Amelia, il reverendo Sergio Rangan, dall'Italia nel 1948. Source: Courtesy of Amelia Dozzi

Una storia di famiglia, dal Friuli all'Australia, dagli anni '30 ad oggi alla conquista dell'integrazione: Amelia Dozzi ripercorre le tappe salienti della sua vita e del percorso che ha trasformato il volto della società australiana nell'arco di poche generazioni.


Amelia Dozzi nasce a Melbourne, nell’italianissimo quartiere di Carlton, nel giorno dell’assassinio di Benito Mussolini (28 aprile 1945).

“Siamo stati per fortuna una famiglia molto unita sin dai primi anni in Australia; un nonno è arrivato a Melbourne nel 1927 a Carlton. L'altro nonno è arrivato dopo la prima Guerra Mondiale, dopo essersi trasferito in Canada e poi negli Stati Uniti, prima di arrivare a Townsville, in Queensland, nel 1932, e poi a Melbourne qualche anno dopo", racconta la signora Dozzi su SBS Italian.

"Che coraggio avevano, che forza avevano", osserva.

Gli anni dell'infanzia sono fitti di ricordi: "Quando abitavamo in Cardigan Street, a Carlton, ci incontravamo in Piazza Italia e tanti venivano addirittura dallo stesso nostro paese in Friuli. Eravamo abituati alle domeniche di festa con nonni e parenti, quando si metteva la musica e si ballava in casa”.
Foto Amelia Dozzi
Ferdinando ed Eleonora Dozzi con i piccoli Amelia e Bruno agli Argyle Gardens, Carlton 1948. Source: Courtesy of Amelia Dozzi
Ma negli anni ’50, la famiglia lascia l’enclave italiana per spostarsi a Hawthorn, un quartiere a prevalenza anglosassone nella zona est della capitale del Victoria.

“I primi anni a Hawthorn sono stati difficili perché non c’erano famiglie italiane, i nostri nuovi vicini ci guardavano come se fossimo alieni”, racconta la signora Dozzi a SBS Italian.

“La mia prima lingua è stato il friulano, poi ho imparato l’italiano per parlare con i parenti e gli amici di Carlton. L’inglese è arrivato quando ho iniziato a frequentare l’asilo”.

È proprio all'asilo che per la prima volta la signora Dozzi scopre di “essere diversa”.

“La mamma parlava inglese, ma non molto bene, era anche molto timida perché aveva vissuto gli anni della Seconda Guerra Mondiale quando non si poteva parlare l’italiano in pubblico. Quella generazione ha sofferto molto, la gente non voleva chiamarli con il proprio nome”.
I primi anni a Hawthorn sono stati difficili perché non c’erano famiglie italiane, i nostri nuovi vicini ci guardavano come se fossimo alieni
La signora Dozzi ha vissuto la trasformazione del Paese, da società in prevalenza “bianca” a comunità multiculturale, letteralmente sulla sua pelle.
Foto Amelia Dozzi
Amelia Dozzi, alle selezioni per Miss Fogolar Furlan 1948. L'evento si tenne al Royal Exhibition Building di Carlton. Amelia conquistò il secondo posto. Source: Courtesy of Amelia Dozzi
“Un ricordo indelebile per me risale a quando avevo 8 o 9 anni: tornavo a casa da scuola e un ragazzo che indossava la mia stessa divisa mi ha chiamato ‘dago, wog’ [termini dispregiativi usati per indicare gli immigrati dall'Europa meridionale]. Aveva dei pomodori e li ha lanciati verso di me. Io ero stupita, non ho capito. Tornata a casa ho chiesto a mia mamma cosa fosse successo e la sua risposta fu: ‘Non preoccuparti, cambierà!’”.
Ho scoperto di essere 'diversa' quando ho iniziato la scuola
“Le cose sono molto cambiate negli anni, le persone viaggiano e i miei vicini ora conoscono il Friuli forse più di me. C’è curiosità, apertura, ci si vuole conoscere”, racconta con sollievo del suo quartiere la signora Dozzi.

“Sono molto orgogliosa, mi piace condividere la storia dei miei genitori e dei miei nonni italiani come mi piace ascoltare le storie degli altri, che sono arrivati in Australia da altri Paesi. Tutti abbiamo una storia e sono molte di più le cose che abbiamo in comune che le differenze”.
Foto Amelia Dozzi
Amelia Dozzi con la famiglia italiana in Friuli, 1969 Source: Courtesy of Amelia Dozzi
Ascolta l'intervista ad Amelia Dozzi qui:
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