"Cambiamento climatico? Il non agire non è una soluzione"

Brasvell Glacier  (AAP/Mary Evans/Ardea/M. Watson)

Brasvell Glacier Source: Ardea Picture Library

"Nessuno nel nostro mondo vuole fare del catastrofismo, è però necessario che ci si renda conto della gravità della situazione", spiega ai nostri microfoni l'oceanografa Simona Masina. Uno degli effetti del cambiamento climatico più evidenti in Australia sono le cosidette ondate di calore marino.


Il rapporto pubblicato il 26 settembre dall'IPCC, il gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite, non fa altro che confermare quello che si sapeva già, spiega la Dott.ssa Simona Masina, oceanografa e direttrice della divisione di ricerca Ocean Modeling and Data Assimilation del Centro Mediterraneo per i Cambiamenti Climatici, ovvero che i cambiamenti climatici hanno un forte impatto sul mare e sui ghiacci ma soprattutto emerge che la velocità con cui gli impatti avvengono è molto maggiore rispetto a quanto ci si aspettava.

Oltre all'innalzamento del livello del mare, uno degli effetti del cambiamento climatico che saranno più evidenti in Australia sono le cosidette ondate di calore marino, che, spiega ancora la Dott.ssa Simona Masina a SBS Italian, "è un concetto che è emerso solo di recente, normalmente si pensava solo alle ondate di calore su terra ferma".

Ora si sta parlando di una situazione di anomalia di temperatura in mare con ondate di calore sempre più comuni e più calde, come quelle nel 2011 che hanno causato lo sbiancamento della grande barriera corallina australiana.
L'Oceano è come una spugna
Alla produzione dell'ultimo rapporto dell'IPCC hanno partecipato oltre cento scienziati ed esperti di tutto il mondo che si sono confrontati con la più recente letteratura scientifica in tema di Oceano, cambiamenti climatici e criosfera, ovvero le aree ghiacciate del pianeta.

Secondo quelli che Masina definisce "dati reali", ovvero dati che gli scienziati già posseggono, l'aumento del livello del mare nel XX secolo è stato in media su tutto il pianeta di 15 centimetri.

Il tasso di accrescimento attuale calcolato tra tra il 2000 ed il 2010, spiega la Dott.ssa Masina "è triplicato e quindi i risultati de i modelli climatici danno una stima, nello scenario più moderato di emissioni, dai 30 ai 60 centrimenti di aumento del livello del mare alla fine del 2100".

Perché l'Oceano si sta scaldando?

L'Oceano è come una spugna che fino ad oggi ci ha protetto dagli effetti più negativi del cambiamento climatico "assorbendo la quantità di energia in eccesso che abbiamo iniziato ad emettere in atmosfera durante l'era industriale assorbendo calore e anidride carbonica." spiega la Dott.ssa Masina.

L'assorbimento di calore aumenterà, ma quello che soprattutto è emerso con forza dall'ultimo rapporto dell'IPCC è che un contributo significativo all'innalzamento del mare viene dalla fusione dei ghiacci continentali.

Il problema sono chiaramente gli impatti che questo complesso fenomeno avrà non solo sulle popolazioni costiere, ovvero 680 milioni di persone, ma anche sugli oltre 670 milioni di persone che abitano invece nelle regioni di alta montagna, i 4 milioni di persone che vivono permanentemente nella regione artica, e i 65 milioni di abitanti degli stati in via di sviluppo delle piccole isole. Senza contare che cosa significa per gli equilibri degli ecosistemi marini e costieri, per la disponibilità delle risorse idriche, per gli eventi estremi, per la sicurezza alimentare e per molti settori produttivi e culturali in base al paese di cui stiamo parlando.
Quello che abbiamo innescato è al momento irreversibile
Ad esempio il ghiacciaio di Planpincieux, sul versante italiano del massiccio del Monte Bianco, si sta sciogliendo velocemente e se ne teme il collasso da un momento all'altro. Secondo gli ultimi dati diffusi sta scivolando alla velocità di 90 cm al giorno, portando anche alla chiusura di strade e l'evacuazione di strutture nell'area, mentre si avvicina l'apertura della stagione invernale delle piste da sci.

Per quanto riguarda l'Australia, la minaccia maggiore per quanto riguarda i ghiacci arriva dall'Antartide che fino al decennio scorso, spiega la Dott.ssa Masina, sembrava essere in una situazione molto più stabile di quanto sia in realtà. L'Antartide contiene quasi il 90% dell'acqua ghiacciata che sta sul nostro pianeta e quindi nell'eventualità che si sciolga il rischio che l'innalzamento del mare arrivi fino ad un metro è reale.

Quali sono quindi le soluzioni per far fronte alle sfide poste al nostro pianeta e alla popolazione dal cambiamento climatico?

Principalmente le strategie sono quelle di mitigazione, ma perché queste siano davvero efficaci è importante che vi sia un approccio integrato a livello globale e che i tempi di attivazione siano veloci. "Quello che abbiamo innescato è al momento irreversibile" spiega Masina.

Anche se pensassimo di azzerare le nostre emissioni di gas serra in atmosfera, c'è comunque bisogno di tempo per vederne gli effetti, ed è per questo che in parallelo si parla di azioni di adattamento della popolazione ai cambiamenti climatici, tra cui le cosiddette nature based solutions che consistono nel "rispristinare le barriere naturali", spiega Masina, riportando in vita le barriere coralline ad esempio.

Secondo Masina è quindi attraverso sia le soluzioni tecnologiche che quelle basate sul ripristino degli ecosistemi marini e terrestri che l'attività umana nel tempo è andata a distruggere che potremo far fronte al cambiamento climatico. Questa non è, secondo Masina, solo una necessità ma anche la soluzione al problema.

Ascolta l’audio dell’intervista


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