Mentre l'Australia ha vietato gli arrivi dall'Italia ai non cittadini e non residenti, e l'Austria e la Slovenia hanno chiuso in questi giorni la frontiera con il Bel paese, l'Italia per fronteggiare la crisi ha adottato misure simili a quella della Cina.
Tutta l'Italia è diventata "zona protetta", dopo che il premier Giuseppe Conte ha firmato un nuovo decreto con ulteriori misure per il contenimento ed il contrasto del diffondersi del Covid-19 sull'intero territorio nazionale.
In Italia però, a differenza della Cina che, da quando ha implementato la quarantena il 23 gennaio, ha ridotto drasticamente il numero di infetti, i numeri sono ancora in aumento. L'ultimo aggiornamento ufficiale della Protezione Civile è del 10 marzo, e segnala 8514 positivi, 529 in più del giorno prima, portando a più di 10.000 i casi totali, inclusi anche coloro che sono guariti, che ad oggi sono 1004, mentre i deceduti sono 631.
Cristiana Salvi, responsabile per l'Europa delle Relazioni Esterne dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), è appena rientrata da una missione in Italia, ed ha spiegato ai microfoni di SBS Italian che le misure prese "stanno dimostrando che il Paese sta mettendo la salute al primo posto, al di là di qualsiasi impatto economico".
L'impegno preso dal governo però da solo non basta, c'è bisogno anche di un importante coordinamento a livello nazionale e della comunità. "È probabilmente la prima volta che un Paese viene chiuso nella sua totalità", spiega Salvi, che sottolinea l'importanza dell'esperimento italiano, visto che "l"Italia può essere una piattaforma che genera conoscenza" a livello globale.
I casi di COVID19 stanno nel frattempo aumentando rapidamente anche in altri Paesi d'Europa. In Francia sono già più di 1700 le persone infette ed in Germania in un giorno sono stati contati 200 nuovi positivi.
Le ragioni per cui il virus si è diffuso in Italia così velocemente sono ancora poco chiare, ma la portavoce dell'OMS spiega come probabilmente siano diversi gli elementi che hanno contribuito a scatenare l'epidemia, a partire dalla difficoltà nell'identificare ed isolare il cosiddetto "paziente zero" ed il "paziente uno", che a quanto pare ha immediatamente avuto molti contatti. Ma certamente l'aspetto demografico del paese non ha aiutato, spiega Cristiana Salvi: "come sappiamo questo virus ha delle conseguenze sulla salute maggiori sulla popolazione in età avanzata", e l'età media delle vittime italiane è in effetti di 81 anni.
La missione in Italia dell'OMS si è focalizzata sul comprendere il comportamento del virus nel Paese, sia a livello nazionale che regionale, visto che "ogni epidemia parte localmente". Un'epidemia che dal 21 febbraio ha visto un aumento repentino e fuori controllo, che ha creato l'emergenza che perdura tuttora.
Sono adeguate le misure implementate dai diversi stati?

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L'OMS basa le sue raccomandazioni sulla gestione delle emergenze sanitarie su un "regolamento sanitario internazionale". Il testo è stato siglato da tutti gli stati nel 2005 e messo in atto nel 2007, ed è volto alla gestione e risposta a livello globale delle emergenze.
Nel documento si mettono le basi per un'azione mirata a "preservare la salute che è prioritaria", spiega ancora Cristiana Salvi ai microfoni di SBS Italian, "ma si cerca anche di minimizzare le conseguenze economiche dal punto di vista della gestione delle emergenze. L'OMS consiglia quindi di trovare delle strategie e delle misure sanitarie commisurate al rischio che limitino gli impatti".
È per questo, spiega ancora la responsabile per l'Europa delle Relazioni Esterne dell'OMS, che l'organizzazione internazionale ad esempio non ha raccomandato delle restrizioni di viaggio per contrastare l'epidemia di COVID19: "valutiamo che sia importante non dare un impatto troppo forte dal punto di vista socio-economico e riteniamo che le risorse debbano essere impegnate soprattutto nell'identificazione e nella gestione dei casi".
Ogni nazione è sempre responsabile della valutazione del rischio e di scegliere le strategie che ritenga più adeguate. Ma ancora, per quanto riguarda i controlli agli ingressi l'OMS non li ha mai raccomandati. Secondo l'organizzazione "sono scarsamente efficaci nell'individuare i casi", e se poi ogni singolo Paese decide di implementare una misura di questo tipo, questa da sola non basta, spiega ancora Cristiana Salvi, "va sempre acompagnata da altre misure come la comunicazione del rischio ai cittadini in ingresso".
La soluzione della crisi generata dal coronavirus a livello globale è lontana dall'essere risolta, visto che la tendenza nella diffusione del virus vede un aumento dei casi fuori dalla Cina. Nel fine settimana sono stati raggiunti i 100.000 casi segnalati a livello globale ed "ora che il virus ha raggiunto così tanti Paesi, la minaccia di una pandemia è diventata molto reale. Ma sarebbe la prima pandemia nella storia che potrebbe essere controllata. Il punto fondamentale è che non siamo in balia del virus", ha rassicurato in conferenza stampa Tedros Ghebreyesus, direttore generale dell'OMS.
In questa fase "dobbiamo lavorare con tutti i Paesi del mondo, nessuno escluso, per affrontare l'emergenza in vari gradi", ha concluso Cristiana Salvi, che ha anche lanciato un appello ai mezzi di infomazione sottolineandone la responsabilità ed il ruolo cruciale, specialmente in un'emergenza di qusto tipo. L'importanza del lavoro della stampa non è inferiore a quella del lavoro di un medico che sta in corsia. "Gli operatori sanitari stanno dando l'anima e poi vediamo poca etica sulla stampa che corre dietro alla notizia. Questo è inaccettabile".
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