Quel genio di Dante (che ci ha messo le parole in bocca)

Dante Alighighieri Statue in Florence

La statua di Dante Alighieri in Piazza Santa Croce a Firenze. Source: Moment RF / Carol Yepes/Getty Images

Oggi è il Dantedì, la giornata dedicata al padre della lingua italiana. È un’occasione per riscoprire Dante Alighieri, che ancora ci parla, anche se non ce ne accorgiamo. Sono molte le espressioni coniate da lui che usiamo ogni giorno; lo sapevate?


Secondo molti studiosi e dantisti, il viaggio di Dante nella Divina Commedia inizia proprio il 25 marzo del 1300, giorno in cui si sarebbe smarrito nella selva oscura.

È per questo che dal 2020, ogni 25 marzo si celebra il Dantedì: la giornata nazionale dedicata al sommo poeta.

“Non ti curar di loro ma guarda e passa”; “Galeotto fu il libro e chi lo scrisse”; “Il bel paese là dove ‘l sì suona”: forse abbiamo sentito queste frasi da un professore, da una nonna, in un film, o le abbiamo lette in un romanzo.

Eppure hanno tutte qualcosa in comune: le ha scritte Dante Alighieri, sette secoli fa.
Quando diciamo che una persona si è “persa in una selva oscura”, quando commentiamo l’Italia con un sospiro, dicendo: “ahi serva Italia, di dolore ostello", stiamo ancora usando le sue parole.

Anche certe immagini - come il fuoco che purifica, il viaggio attraverso l’oscurità, o il “far tremar le vene e i polsi” per la paura - sono entrate nella lingua, nella letteratura e nel nostro modo di pensare.

Cosa vi portate dietro de la Divina Commedia? Come viene recepito Dante oggi, dagli studenti in Australia?

"Ci sono due gruppi di studenti", dice Barbara Pezzotti, docente di italianistica alla Monash University di Melbourne, ai microfoni di SBS Italian. "C'è il gruppo degli entusiasti e sono quelli che un pochino lo conoscono già [...] e poi c'è il gruppo degli scettici".

Clicca in alto sul tasto "play" per ascoltare il dibattito

La chiave di volta per convincerli, è fargli capire che Dante è ancora attualissimo
Barbara Pezzotti
Cinzia Pellicciotta è una giovane italo australiana che ha studiato l’inferno di Dante all'università di Melbourne qualche anno fa, e ora nel tempo libero ha deciso di frequentare il corso della Società Dante Alighieri di Melbourne dedicato al Purgatorio.

"Per me è stato molto interessante studiare non solo il linguaggio di Dante, ma anche il contesto storico e tutti i riferimenti ai classici", racconta.

L'espressione che usa di più nel suo linguaggio quotidiano è "il battesimo del fuoco", nata in riferimento a quando Dante attraversa il muro di fiamme nel Purgatorio, prima di accedere al Paradiso terrestre.
"Adoro l'Inferno", interviene Antonella Beconi, vice presidente della Dante Alighieri di Sydney e docente di lingua italiana. "Lo trovo molto divertente e poi Dante l'ha scritto per metterci dentro tutti quelli che gli stavano antipatici".

"Il Purgatorio invece lo uso per appassionare a Dante", continua. "Lui entra dall'inferno passando da sopra, scende giù, giù, giù, fino ad uscire dalla parte opposta... che è in Australia!"

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