Dall’Australia e la Nuova Zelanda, all’Asia, l’Europa, l’Africa il Nord America ed il Sud America, gli organizzatori della marcia mondiale parlano di più di un milione di studenti scesi in strada a manifestare contro le politiche sui cambiamenti climatici, giudicate inefficaci.
Secondo le stime ufficiali diffuse dal movimento australiano di School Strike for Climate, circa 150.000 sarebbero stati - tra studenti e sostenitori adulti – coloro che in oltre 60 città d'Australia si sono riuniti per manifestare e per chiedere al primo ministro Scott Morrison e al suo governo di fermare immediatamente la miniera di carbone di Adani nel Queensland e di operare la transizione dai combustibili fossili al 100% di energia rinnovabile entro il 2030.
"Gli studenti uniti non saranno mai divisi", questo uno dei cori che durante la manifestazione gli studenti hanno urlato per le strade d'Australia. Sydney, Melbourne, Brisbane, Perth, Adelaide, Darwin, Canberra, Hobart ma anche tantissime località rurali hanno lanciato un messaggio forte e chiaro al mondo, per quanto riguarda la loro lotta per la riduzione del riscaldamento globale, ma anche rivolgendosi a coloro che non li avrebbero voluti vedere in piazza.
"Students united will never be divided"
Nonostante i dati di un sondaggio condotto dall’agenzia Reachtel di Melbourne il 12 marzo che mostrano come il 54% degli australiani sia favorevole allo sciopero degli studenti, il leader dell'opposizione Bill Shorten ha dichiarato che, sebbene d’accordo sul fatto che i ragazzi abbiano tutto il diritto di manifestare, non dovrebbero però farlo durante i giorni di scuola ma nel loro tempo libero e nel fine settimana.
Lo stesso concetto è stato sottolineato anche dal ministro federale per l'educazione Dan Tehan che ha ribadito come sia contro la legge che gli studenti non vadano a scuola.
E mentre alcuni politici hanno voluto mettere in guardia gli studenti sulle conseguenze dell'assenteismo di venerdì 15 marzo, la loro risposta è stata chiara e decisa: "questa dimostrazione è più importante di qualsiasi altra cosa che posso imparare tra i banchi di scuola" ha spiegato Tommaso, 11 anni, da Melbourne.
"Questa dimostrazione è più importante di qualsiasi altra cosa che posso imparare tra i banchi di scuola"
Gli studenti hanno spiegato come questo sia il loro unico modo per influenzare i politici e le loro decisioni, visto che fino all’età di 18 anni non possono votare e “questa è l’unica cosa che possiamo fare per far sentire le nostre voci”, come ha spiegato uno studente di Sydney. Il concetto è stato sottolineato diverse volte anche da Greta Thunberg, la studentessa svedese che lo scorso agosto ha lanciato sui social media il movimento #fridaysforfuture dal Parlamento di Stoccolma, da dove durante le tre settimane che hanno preceduto le elezioni in Svezia ha manifestato da sola chiedendo ai suoi politici di allinearsi con gli obiettivi dell'accordo di Parigi sul clima per un'azione più decisa sul cambiamento climatico.
Uno sciopero che Greta – nel frattempo nominata per il premio Nobel per la pace- ha continuato ben oltre le elezioni svedesi. La studentessa infatti continua a presentarsi ogni venerdì davanti al parlamento di Stoccolma perché, ha spiegato, non ha ancora raggiunto il suo obiettivo.
In un’intervista al quotidiano El Pais, Greta Thunberg ha sottolineato che effettivamente i ragazzi non dovrebbero essere sulle strade a protestare. “Il fatto è che il nostro futuro è minacciato a tal punto che dobbiamo saltare la scuola per lottare”, ha spiegato Greta, aggiungendo che la situazione “è un fallimento delle generazioni precedenti che non hanno fatto nulla per noi”.
Un errore che rischia di continuare a ripetersi, come ha spiegato anche Matilda, una ragazza italo-australiana che ha partecipato alla marcia organizzata a Perth.
La lotta di Greta è diventata globale, e di fatto è diventata la lotta degli studenti che esprimono così la loro preoccupazione per il loro futuro. Un futuro che i leader del mondo stanno rubando ai giovani, come ha spiegato Greta a febbraio dal palco della commissione Europea e da dove ha chiesto ai potenti di «raddoppiare gli sforzi» in tema di clima. Parole che ha ripetuto anche al vertice delle Nazioni Unite di Katowice, la COP 24, a dicembre e poi a gennaio al Forum economico di Davos.
Nel frattempo nei prossimi mesi ci si prepara a votare in Australia per le elezioni federali, che vedranno al centro del dibattito proprio la questione del clima: secondo i dati riportati dal sondaggio nazionale Reachtel condotto il 12 Marzo scorso quasi due terzi degli elettori, ovvero il 63,1% degli australiani, pensano che sia "importante" o "molto importante" che i leader politici si impegnino a intraprendere immediatamente azioni serie per affrontare i cambiamenti climatici.
Questa convinzione è particolarmente rilevante per gli elettori laburisti; quasi otto su dieci, ovvero il 79,2%, pensano che sia "molto importante" che i leader politici si impegnino a intraprendere immediatamente azioni serie per affrontare i cambiamenti climatici.




