I pilastri di Melbourne

Un'immagine della costruzione della cattedrale di St Patrick a Melbourne

Un'immagine della costruzione della cattedrale di St Patrick a Melbourne Source: WikiCommons

Una mostra racconta gli affascinanti retroscena della costruzione della cattedrale di St Patrick, attraverso le figure di un arcivescovo barocco e di un architetto gotico. Ne parliamo con una delle curatrici, Paola Colleoni.


La prima pietra fu posta nel 1850, appena 15 anni dopo la fondazione di Melbourne. Basterebbe questo dato per far intuire il rapporto simbiotico tra St Patrick e la sua città. Ma la cattedrale della capitale del Victoria non è solo un edificio talmente imponente da essere la più grande chiesa neogotica cattolica costruita in tutto il mondo nel XIX secolo, ma è anche una struttura legata a doppio filo allo sviluppo demografico ed economico di Melbourne: nel suo nome trapela infatti il ruolo della comunità irlandese nella storia della capitale del Victoria, nel suo disegno emerge il peso specifico della corsa all'oro e nelle sue finiture rivela l'influenza artistica italiana.

Per raccontare la storia della cattedrale di St Patrick è in corso all'Old Treasury building una mostra dal titolo 'The Invention of Melbourne - a Baroque Archibishop and a Gothic Architect', che fino al 2 marzo racconta i retroscena della realizzazione dell'edificio religioso sulla collina tra East Melbourne e l'attuale CBD a partire dalle figure dell'arcivescovo Goold e dell'architetto Wardell.
Un'iimmagine dell'interno della cattedrale
Un'iimmagine dell'interno della cattedrale Source: WikiCommons
Il progetto di ricerca - finanziato dall’Australian Research Council - ha dato vita ad una mostra che in quattro stanze espone oggetti ed opere d’arte appartenute al primo vescovo cattolico di Melbourne, James Alipius Goold. La prima stanza ripercorre la storia della costruzione della cattedrale dedicata a St Patrick, costruita in stile neogotico a simboleggiare la tradizione culturale dell’Europa cattolica. Dopo un inizio travagliato, infatti, l’arrivo dell’architetto inglese William Wardell permise a Goold di avviare uno dei progetti più ambiziosi nel panorama coloniale australiano.

Nella seconda stanza sono presentate alcune opere d’arte appartenute al vescovo Goold, un amante dell’arte con una predilezione per i quadri tardo-barocchi e i maestri italiani. L’ampia biblioteca personale del vescovo (una delle maggiori biblioteche private della Melbourne coloniale) è rappresentata da una selezione di volumi nella terza stanza dell’esposizione. Goold collezionava infatti testi prestigiosi, come la prima edizione parigina delle stampe dell’artista veneziano Giovanni Battista Piranesi.
Un'immagine aerea del centro di Melbourne nel 1950
Un'immagine aerea del centro di Melbourne nel 1950 Source: State Library of Victoria
La mostra si conclude con una stanza che riassume la vita di Goold, i suoi rapporti con Papa Pio IX e la sua rete di conoscenze a Roma e in altre città europee. Un insieme di relazioni che gli ha permesso di acquistare e portare in Australia opere d’arte e manufatti che oggi testimoniano il ricco patrimonio europeo di Melbourne.


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