Caterina Di Fazio, ricercatrice alla Radboud University in Olanda, autrice del libro "Acqua come frontiera. Saggio sulla mobilità umana", ha spiegato in un'intervista con SBS Italian qual è il concetto chiave dietro al suo libro.
Dalla Bosnia al Mediterraneo, dal Marocco all’Atlantico, gli umani in movimento continuano a spostarsi, e, secondo Di Fazio, troppi continuano a morire in questo tentativo.
“L’idea [del libro] è di parlare della migrazione da un punto di vista alternativo, un po’ diverso, che è quello dell’acqua, e di guardare all’Europa all’orizzonte dalla sponda opposta del Mediterraneo e dell’Atlantico e di guardare a tutto quello che concerne l’immigrazione e la mobilità umana nel suo complesso, e quindi anche del salvataggio in mare”, ha raccontato Di Fazio.
Secondo Di Fazio bisogna riflettere sul linguaggio di varie figure politiche quando si parla di queste questioni.
“Una cosa che va fatta notare fin dall’inizio è questa sorta di equazione tra la migrazione e la sicurezza, quando in realtà bisognerebbe parlare della sicurezza dei migranti, della sicurezza di chi arriva, e non della nostra, perché non sono persone che hanno commesso crimini in alcun modo o che vanno a minare la nostra sicurezza", ha dichiarato.
La scelta del termine "mobilità umana" nel suo libro deriva dal fatto di voler mettere insieme questi due mondi — ovvero il mondo di chi in Europa cerca di arrivarci e chi in Europa ci è nato.
Mentre a livello politico l'alto numero di persone che si spostano è percepito come un problema, secondo Di Fazio la mobilità non dovrebbe essere di per sé condannata.
"Il libro parte dall’idea di raccontare le cose da un altro punto di vista, dall’idea che la mobilità umana sia invece una proposta per il futuro di cui abbiamo tutti collettivamente bisogno", ha dichiarato Di Fazio.
Secondo Di Fazio bisognerebbe cambiare la narrazione e parlare non tanto di "emergenza sbarchi" o "emergenza migranti" ma di "emergenza naufraghi".
"Nel momento in cui si trovano in acqua, o su dei motoscafi, queste persone sono da considerare naufraghi, non hanno nazionalità, non hanno colore della pelle, non sono niente altro che delle vite umane che devono essere salvate", ha dichiarato Di Fazio.