Il 20 luglio del 1969, cinquant'anni fa, avvenne il primo allunaggio: lo sbarco sulla luna catturò l'attenzione di tutto il mondo, e tra i bambini che assistettero alla tivù al primo, celeberrimo passo di Neil Armstrong sulla superficie lunare c'era anche Paolo Attivissimo, allora seienne.
Molti anni dopo, Paolo, ormai noto divulgatore, giornalista e scrittore, ha pubblicato un libro online dal titolo "Luna? Sì, ci siamo andati! Le risposte ai dubbi sugli sbarchi lunari", giunto ormai alla quinta edizione.
Si tratta di un libro (disponibile online gratuitamente o a offerta libera) che prende in esame i dubbi più frequenti riguardanti le missioni spaziali che portarono gli astronauti sulla Luna fra il 1969 e il 1972.
“Io sono rimasto affascinato sin da bambino da questa avventura incredibile, da queste persone che hanno attraversato gli abissi dello spazio per arrivare su un luogo così lontano e così magico come la Luna, e sono rimasto scosso quando ho scoperto che c’erano persone che sostenevano che fosse tutta una messinscena”, spiega Paolo Attivissimo ai microfoni di SBS Italian.
Fondamentale, a suo parere, è ricostruire il contesto storico in cui la missione avvenne, quella guerra fredda che contrapponeva Unione Sovietica e Stati Uniti. L’America, che pensava di essere all’avanguardia nella tecnologia, visse come uno smacco le prime conquiste russe: il primo uomo nello spazio, il primo satellite, la prima donna nello spazio. La conquista della Luna “divenne una competizione politica”.
Ma cinquant’anni dopo molti nutrono appunto dei dubbi su quello che avvenne realmente.
“Fra il 1995 e il 2013 la quota degli adulti americani che credono che gli sbarchi lunari furono falsificati è rimasta stabile intorno al 6%”, scrive Attivissimo nel suo libro.
“Dipende molto da come viene posta la domanda, perché anch’io quando faccio conferenze di divulgazione scientifica sullo sbarco sulla Luna chiedo ‘Chi di voi pensa che lo sbarco sulla Luna non sia avvenuto?’, e lì le mani che si alzano sono poche, ma se chiedo ‘quanti hanno dei dubbi sul fatto che non sia stato raccontato tutto?’ allora si alzano parecchie mani”.
Nel suo libro Paolo Attivissimo risponde a molte delle “presunte anomalie” spesso citate dai dubbiosi e dai complottisti, rispondendo puntualmente ad ognuna di esse, citando fonti e materiali rilevanti.
Un "complotto" in realtà c’è, ricorda però Attivissimo, e fu quello quello dei sovietici, che finsero per anni di non aver nemmeno tentato lo sbarco sulla Luna; in realtà compirono ben quattro tentativi, tutti falliti ma fortunatamente senza perdite umane.
Nel libro non mancano anche le curiosità.
“Gli astronauti che andavano sulla Luna, nonostante la mitologia, erano persone molto, molto umane, quindi hanno combinato degli scherzi, hanno portato dei piccoli oggetti di contrabbando sulla Luna: per esempio Charlie Duke, nella missione Apollo 16, portò con sé una fotografia della famiglia, scrisse sul retro ‘Questa è la mia famiglia’, la mise in una busta di plastica e la lasciò sulla superficie della Luna come ricordo”.
Nel libro Attivissimo ricorda anche le vittime che ci furono, non tanto durante le missioni, ma nella fase di preparazione, per esempio l’equipaggio della missione Apollo 1.

A view of the Earth appears over the Lunar horizon as the Apollo 11 Command Module comes into view of the Moon Source: Getty Images/NASA/Newsmakers
“È stato pagato un prezzo molto alto per andare sulla Luna", sottolinea, “ed è il prezzo che si paga sempre quando ci sono delle grandi esplorazioni: forse dovremmo rispettare di più questo sacrificio prima di cominciare a dubitarne”.
A distanza di cinquant'anni, la magia di quello sbarco, trasmesso all'epoca in tutto il mondo dalle tivù in bianco e nero, non ha perso il suo fascino per Attivissimo.
“Penso che lo sbarco sulla Luna sia ancora più affascinante rispetto a quello che forse un giorno o l’altro faremo su Marte, perché la Luna è una cosa che conosciamo tutti, è lì, la possiamo indicare col dito, la conosce anche un bambino”.
“Tutti gli astronauti [incontrati da Paolo Attivissimo] raccontano di questa bellissima biglia azzurra sospesa nel nero velluto dello spazio, e si rendono conto di poter coprire con un dito tutta l’umanità: questa penso sia la dimensione della magia di questi viaggi, non tanto il fatto di andare sulla Luna, ma il fatto di essere così lontani dalla propria casa da rendersi conto che è l’unica che abbiamo, e che quindi forse dovremmo trattarla un po’ meglio”.




