Global Mail: A Gaza il cessate il fuoco non ha sbloccato gli aiuti umanitari

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Rania*, otto mesi, è una bambina malnutrita di Gaza. Sua madre, Noura*, ha subito una ferita da scheggia che ha messo a rischio la sua vita poco dopo la nascita e ha dovuto rimanere per un po' in ospedale, dopodiché le è stato detto di interrompere l'allattamento al seno a causa di possibili complicazioni di salute. Di conseguenza, Rania* ha sviluppato una grave malnutrizione e ha avuto bisogno di un intervento immediato. Credit: courtesy of Save the Children

L’inverno è arrivato a Gaza. Come stanno vivendo i bambini superstiti dopo due anni di conflitto e ancora sotto i bombardamenti, nonostante il cessate il fuoco? Chi si sta occupando di loro e delle loro famiglie? La testimonianza di un'operatrice di Save the Children.


"La situazione nella Striscia di Gaza continua ad essere preoccupante. Siamo contenti di questa pausa nelle ostilità che sta garantendo un minimo di sollievo alla popolazione civile", spiega Silvia Gison, humanitarian advocacy coordinator per Save the Children Italia, sottolineando però che "si sono raggiunte circa 20mila vittime minorenni all'interno della Striscia", e la situazione è ancora lungi dall'essere migliorata.

"Sappiamo che questo numero è solo la punta dell'iceberg, perché a queste vittime si aggiungono coloro che stanno soffrendo di malnutrizione e tutti quei bambini e quelle bambine che sono purtroppo rimasti sepolti sotto le macerie e che quindi è impossibile identificare o rintracciare".

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Lo stop alle ostilità non ha significato lo sblocco degli aiuti umanitari, come ha recentemente denunciato anche Emergency. "La maggior parte delle organizzazioni umanitarie infatti continua a non avere accesso alla Striscia di Gaza con i propri prodotti e propri macchinari. Da marzo di quest'anno quasi nessun camion di aiuti di organizzazioni umanitarie della società civile è riuscito a entrare a Gaza, quindi tutto ciò che si trova sui mercati viene portato all'interno dalle Nazioni Unite oppure da entità private".
[Nella Strscia] parliamo di quasi 600 vittime tra gli operatori umanitari, che è un numero altissimo rispetto ad altri contesti di conflitto
Silvia Gison
Save the Children gestisce due punti di primaria assistenza all'interno di Deir Balah e Khan Younis, dove si fornisce supporto per la malnutrizione, ma anche primo soccorso per i minori e le mamme e i neonati. Sono aiuti che Gison paragona a "una goccia nel mare".

"Parliamo di un contesto nel quale anche le strutture idriche e sanitarie sono andate al collasso e quindi si sta assistendo a un rischio crescente di focolai di colera o di altre malattie legate all'accesso all'acqua".

Nonostante il cessate il fuoco non sono mancati bombardamenti, sottolinea Gison: "Uno degli ultimi che abbiamo anche registrato noi ha comportato la morte di circa settantotto persone, tra cui anche molti bambini. Questo vuol dire che comunque non si sta tranquilli e non si ha davanti la prospettiva di una pace, si ha ancora paura. Le conseguenze quindi di lungo periodo sulla salute mentale continuano ad essere presenti".
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