Qualche settimana fa, per celebrare i 50 anni di SBS, abbiamo pubblicato un breve video in cui abbiamo esplorato l'identità italiana, in particolare a Melbourne, e come è cambiata negli ultimi 50 anni.
Oggi abbiamo chiesto ai nostri ascoltatori di condividere con noi i loro ricordi ed esperienze d'immigrazione nella ricerca, o meno, di quel villaggio che molti di noi si lasciano alle spalle quando decidono di emigrare.
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Fino agli anni ’80, "Carlton era il paesello che chi emigrava in Australia si era lasciato alle spalle", racconta Laura Mecca, ex manager della Società Storica Italiana di Melbourne. Il quartiere aveva tutti gli elementi: c'era la chiesa, c'era Borsari Emporium dove si poteva trovare di tutto, dall'anello di matrimonio, alle tazze per il caffè, alla moka... E poi c'era l'University Caffè, dove avevano la Gaggia.
In particolare, Lygon Street era la "piazza" per gli italiani appena sbarcati in Australia, che cercavano un luogo dove poter parlare italiano, mangiare cibo italiano e bere caffè italiano. Insomma, un contesto dove sentirsi a casa.
Nel quartiere di Brisbane, racconta Mariangela Stagnitti, italiana di prima generazione nata e cresciuta in Australia, il luogo di aggregazione per gli italiani che approdavano Down Under era New Farm. "Nella mia strada non parlavo inglese, si parlava dialetto siciliano", ricorda Mariangela. "Avevo 100 nonni!".
"Adesso gli australiani cercano il villaggio italiano che non esiste più a Brisbane", spiega Mariangela.
Invece, Silvia, emigrata 15 anni fa e tuttora residente a Melbourne, racconta: "Quando sono arrivata mi era stato consigliato di andare a Lygon Street. Sono andata, ma non mi sono sentita assolutamente a casa. Non c'era nulla che mi ricordasse l'Italia!"