Con la morte dell'attivista tunisino Mohamed Bouazizi che si diede fuoco per protesta contro le rovinose condizioni economiche del proprio Paese il 17 dicembre 2010, ebbero inizio i moti che hanno preso il nome di Primavera Araba.
Dalla prima manifestazione in Tunisia i moti si estesero poi in Libia, Egitto, Yemen, Siria e Barhein, nonché Arabia Saudita e Iraq.
"Le rivolte sono iniziate soprattutto per ragioni economiche e sociali in Paesi governati spesso da dittatori, quindi ci fu una grande risposta dai parte dei giovani - non dimentichiamo che in Medio Oriente e Nord Africa un terzo della popolazione ha meno di 30 anni", ha ricordato Michele Giorgio. corrispondente de Il Manifesto da Gerusalemme.
"Spesso questi giovani erano disoccupati e lo sono tuttora".
Da questi moti popolari guidati da giovani e all'inizio pacifici, la situazione iniziò a precipitare a metà 2012 con repressioni feroci e la nascita di conflitti a larga scala, che causarono la caduta di Gheddafi in Libia e Mubarak in Egitto, ma anche le guerre civili in Siria, in Libia e la crisi umanitaria in Yemen.
"Quelle rivolte iniziate per il pane, soprattutto in Tunisia, diedero la possibilità ad una serie di movimenti nati piccoli di chiedere libertà, democrazia e la fine delle dittature. Purtoppo poi gran parte di queste rivolte non hanno avuto successo, per varie ragioni ognuna differente dall'altra, ma in Tunisia ad esempio possiamo dire che c'è stato un cambiamento significativo rispetto alla situazione di 10 anni fa, almeno per quanto riguarda la possibilità di potersi esprimere".
Nel giro di pochi mesi caddero governi che duravano da decenni: Gheddafi venne ucciso dai ribelli dopo la battaglia di Sirte, Ben Ali venne costretto all'esilio in Tunisia, Hosni Mubarak venne arrestato e processato in Egitto.
La caduta di Mubarak poi portò alla presidenza di Morsi e al suo rovesciamento con il generale Al Sisi nel 2013, e proprio durante il suo governo il ricercatore italiano Giulio Regeni sparì il 25 gennaio 2017 per poi essere ritrovato morto e torturato alcuni giorni più tardi.
Ascolta l'analisi di Michele Giorgio:
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