“La mia vita sembrava scritta: ereditai il lavoro di portuale da mio padre, morto giovane, ma non ero felice perché il mio sogno era la musica. Mollai tutto e andai a Milano, dove per settimane dormii in macchina senza avere nemmeno i soldi per una pizza. Poi in qualche modo riuscii a farmi produrre il primo album, Cartoons".
Classe 1960, uno degli ultimi esponenti della scuola dei cantautori genovesi, Francesco Baccini racconta a SBS la mossa che gli cambiò l'esistenza. Aveva 29 anni quando lasciò il posto fisso al porto per trasferirsi nel capoluogo lombardo alla ricerca di un contratto discografico. Fu quello l’inizio di un percorso culminato in una serie di grandi successi che portò Francesco Baccini in vetta alle classifiche di vendita e nella testa degli italiani, grazie a canzoni come Sotto questo sole, Le donne di Modena e Qua qua quando.
"Ho preso il corso della mia vita e l’ho stravolto, e ora mi reputo fortunatissimo: non tutti riescono a fare della passione il proprio mestiere.” Image
Grazie al successo arrivarono i primi incontri e soprattutto una grande amicizia con Fabrizio De André, con il quale Baccini scrisse e duettò in Genova blues. “L’amicizia con Fabrizio è stata il più grande successo della mia carriera - racconta -. Lui era il mio mito fin da bambino e diventarci amico ed avere la sua stima fu un qualcosa che non poteva avere prezzo. La stima si è poi tramutata inevitabilmente in collaborazione, e così è nata Genova blues, che insieme a Le donne di Modena sono le canzoni alle quali sono forse più legato”.
Sull’attuale mercato discografico italiano, Francesco Baccini ha un’idea precisa. E non è positiva.
“La tecnologia ha rivoluzionato tutto, nel bene e nel male. Io prima di cominciare ad avere velleità artistiche ho studiato pianoforte per tanti anni, oggi i ragazzi connettono una tastiera al computer e senza alcuna nozione tirano fuori una canzone, che poi magari pubblicano sui social nell’arco di poche ore riscuotendo consensi. Nessuno pensa più alla ricerca della melodia o di un giro armonico poco comune, si pensa solo ai suoni, che è un po’ come voler metter su una casa costruendo solo le finestre: senza melodia e armonia la musica non esiste. Per questo, nonostante alcuni successi che durano pochissimo, ancora oggi ascoltiamo le cose vecchie, come i grandi cantautori del passato.”




