Con l'approvazione del decreto cittadinanza e la sua conversione in legge lo scorso maggio, il governo italiano ha introdotto limitazioni allo ius sanguinis, ovvero alla capacità di trasmettere la cittadinanza ai propri discendenti.
C'è però un gruppo di persone per cui, dopo l'introduzione delle nuove norme, il riacquisto della cittadinanza diventa decisamente più semplice.
Chi ha perso la cittadinanza italiana prima del 15 agosto 1992 può ora esprimere la propria volontà di riacquisto della cittadinanza italiana, presentandosi in consolato con determinati documenti e pagando un contributo di 250 Euro (per le informazioni dettagliate vi invitiamo a consultare il sito del vostro Consolato di riferimento).
Questa nuova procedura è disponibile dal 1 luglio 2025 e sarà accessibile fino al 31 dicembre 2027: dal 2028, secondo le leggi ora vigenti, chi aveva perso la cittadinanza italiana prima del 1992 non avrà più diritto a riottenerla.
In un certo senso la norma offre un po' una riparazione a coloro che in passato avevano un po' subito un'ingiustizia.Avvocato Alessia Comandini
"Il 15 agosto 1992 segna una svolta fondamentale nella normativa italiana della cittadinanza, perché in quella data entrò in vigore una legge molto importante che è la legge n. 91 del 92, che modificò profondamente il regime precedentemente vigente e stabilì per la prima volta che l'acquisizione di una cittadinanza straniera non comportava più automaticamente la perdita di quella italiana, a meno che non ci fosse stata una rinuncia esplicita": così l'avvocato Alessia Comandini spiega ai microfoni di SBS Italian perché queste nuove procedure si riferiscono solo alle persone che hanno perso la cittadinanza prima di quel giorno.
Come in precedenza, il riacquisto della cittadinanza non sarà però retroattivo ed eventuali figli nati nel periodo in cui "non si era italiani" non avranno diritto alla cittadinanza italiana.
Stefano De Pieri, noto chef protagonista anche di diverse serie televisive su SBS, racconta di trovarsi proprio in quella situazione, comune a tanti immigrati italiani: "Vorrei che mio figlio fosse italiano. Ha fatto il liceo in Italia, parla italiano come pochi ragazzi della sua età, non avrà mai bisogno dello stato italiano perché è un medico, non andrà in Italia a elemosinare un posto di lavoro".
Il senatore Francesco Giacobbe, eletto al parlamento italiano per la circoscrizione Africa Asia Oceania e Antartide, esprime la sua soddisfazione per questo che, secondo lui, "è l'unico aspetto positivo della legge".
C'è tanto tempo, però bisogna non aspettare l'ultimo momento, perché le pratiche potrebbero essere anche abbastanza lunghe.Senatore Francesco Giacobbe