"Sono venuta a Sydney ingaggiata da un filantropo australiano. Insieme abbiamo cercato di ridurre - attraverso l'istituto per l'Economia e la Pace - i livelli di violenza nei vari Paesi", racconta Camilla Schippa al microfono di SBS Italian.
"Come se non bastasse una motivazione umanitaria, l'organizzazione si proponeva infatti di illustrare i vantaggi economici connessi alla riduzione della violenza. Ho lavorato molto su questi aspetti, anche se al giorno d'oggi la situazione mondiale è abbastanza deprimente".

Camilla Schippa a Perugia con la sorella nel 1992
"Quando nel 2019 mi hanno offerto questo ruolo, il presidente mi disse che avevamo un anno per provare a far decollare l'iniziativa. Nel giro di 5 anni, l'organizzazione non solo è triplicata a livello finanziario, ma il numero di donne aiutate è salito da 20 a 120", racconta Camilla.
Nel giro di 5 anni, The Social Outfit non solo è triplicata a livello finanziario, ma il numero di donne aiutate è salito da 20 a 120Camilla Schippa
"Abbiamo fatto un lavoro enorme, nonostante il Covid: il marchio crea infatti vestiti, e come tutte le aziende ha pagato pesantemente il prezzo della pandemia".
"In quel periodo mi tagliai lo stipendio. Non solo, cominciammo a produrre mascherine e a venderle online. Per ogni acquisto effettuato, una mascherina andava a chi non se la poteva permettere. Fu una scelta di principio, ma i giornali amarono questa iniziativa e ci diedero molta esposizione. Ne vendemmo 10mila", spiega Camilla.
"Nei 25 anni di vita e lavoro in giro per il mondo avevo imparato che gli investimenti che hanno più impatto sono quelli focalizzati nel dare impiego alle donne; e che a prescindere quanto una società è in pace con se stessa, se non si crea la coesione sociale basta uno shock esterno per farla precipitare nella violenza".
"In tutto il mondo le donne lavorano il triplo e portano sulle loro spalle il peso delle società a partire dalla gestione delle famiglie. The Social Outfit si impegna a dare alle donne rifugiate il loro primo impiego in Australia. Tutto questo serve per abbattere le barriere tra le donne rifugiate e gli australiani, ma anche tra le stesse rifugiate".