Nato a Taurianova, in provincia di Reggio Calabria, nel 1947 Franco Sicari aveva solo otto anni quando, insieme alla madre e ai fratelli, salì a bordo della nave Australia per raggiungere il padre emigrato down under quattro anni prima.
“Quel viaggio mi sembrò infinito. Ricordo i giochi sul ponte, il passaggio nel Canale di Suez con le barche cariche di banane, e soprattutto il sapore del tè e dei biscotti Arrowroot: ogni volta che bevo tè, torno con la memoria a quel momento”, racconta a SBS Italian.
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Gabriele Sicari, padre di Franco, nel 1939
“Dopo il massacro di Cefalonia, mio padre Gabriele fu fatto prigioniero dai tedeschi, poi dai russi. Tornò a casa nel 1946 ridotto a poco più di 40 chili, sporco, con gli abiti strappati. Nessuno gli offrì aiuto per ricominciare, e ne uscì completamente deluso”, spiega Franco.
L'idea di partire per l'Australia nacque dalla delusione vissuta da mio padre dopo il rientro a casa dalla guerraFranco Sicari
Partito alla ricerca di una vita nuova e di opportunità per la famiglia, il padre di Franco fu
sponsorizzato da un cugino e iniziò a lavorare raccogliendo piselli nei campi vicino ad Adelaide. Poi trovò occupazione a Sydney con una ditta italiana, la famiglia Arena, come autista per il mercato del pesce.
Successivamente fu assunto dalla General Motors, dove rimase fino alla pensione. “Era orgogliosissimo della sua prima – e unica – auto, una Holden 179, che conservo ancora oggi in famiglia grazie a mio nipote Marco”.
Nel frattempo, la madre di Franco cresceva i figli con l’aiuto dei nonni e di una rete familiare solida.
“Ho ricordi splendidi dell’orto di famiglia, soprattutto nel periodo della vendemmia. Ho persino scritto una poesia in calabrese per celebrare quei momenti di natura e affetti condivisi”, rivela Franco Sicari.
Oggi, guardando indietro, Franco sente forte il legame con quel passato: le radici in Calabria, il viaggio in nave, i sacrifici dei genitori.
“Il ritorno di mio padre dall’orrore della guerra fu accolto dall’indifferenza. Ma la sua scelta di ricominciare in Australia ci ha cambiato la vita. È una storia di dolore, certo, ma anche di coraggio e di speranza”.