Il primo ministro Anthony Albanese ha dichiarato martedì, durante una conferenza stampa, che l’attacco sembra essere stato “ispirato” dall’autoproclamato Stato Islamico (IS).
Quindici persone sono state uccise da due uomini armati durante l’attacco, che ha preso di mira una celebrazione di Hanukkah. Le vittime avevano un’età compresa tra i 10 e gli 87 anni.
Il capo della polizia del New South Wales, Mal Lanyon, ha dichiarato martedì in una conferenza stampa che un veicolo intestato a Naveed Akram, sequestrato dalla polizia sul luogo dell’attacco di domenica, conteneva due bandiere riconducibili al gruppo autoproclamato Stato Islamico (IS), oltre a ordigni esplosivi improvvisati.
Lanyon ha inoltre confermato le notizie riportate dai media secondo cui i due presunti responsabili si erano recati nelle Filippine il mese scorso, precisando però che lo scopo del viaggio e la destinazione esatta all’interno del Paese sono ancora oggetto di indagine.
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"Lo Stato Islamico è stato territorialmente sconfitto in alcune aree ma ci sono sempre cellule non dormienti attive soprattutto in aree della Siria", ha commentato il giornalista de Il manifesto Michele Giorgio ai microfoni di SBS Italian.
Giorgio ha anche analizzato l'impatto di quanto accaduto domenica scorsa in Israele. "Purtroppo spesso eventi tragici vengono politicizzati, e anche in questo caso si assiste ad uno scenario simile", ha sostenuto Giorgio, riferendosi all'attacco diretto di Netanyahu ad Albanese.
"È una piccola vendetta di Netanyahu, che in questo modo è tornato a criticare la decisione di Canberra di riconoscere lo Stato palestinese", ha commentato Giorgio.




