Il Jewish International Film Festival, che inizia mercoledì 17 febbraio, in collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura di Sydney e quello di Melbourne, presenterà anche alcuni lungometraggi italiani, tra cui l'opera del regista romano Giulio Base.
La protagonista di questo film è una liceale romana che, entrando per caso in possesso di una lettera, scopre la vicenda di una bambina sfuggita alla razzia del ghetto di Roma dell’ottobre del 1943, quando circa 1000 ebrei furono deportati ad Auschwitz. La giovane si mette alla ricerca dell'identità della piccola.
Quella di parlare agli adolescenti è una scelta voluta per il regista Giulio Base, che ha inteso indagare su quale sia il rapporto che hanno i ragazzi di oggi con la storia d’Italia di quel periodo.
“Ho avuto un'esperienza molto positiva, ho potuto notare che i giovani sentono un senso di responsabilità e che si impegnano molto, non solo a studiare la storia ma anche a diffondere la conoscenza di quel periodo storico tra i loro coetanei, anche grazie a film come questo”.
“La memoria è una lotta pacifica, se qualcuno nega o stupidamente vuole raccontare il falso è giusto combattere l’ignoranza con la dialettica, per fare in modo che queste cose non accadano più”, continua Base ai microfoni di Sbs Italian.
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“Non si tratta di un terremoto, non parliamo di una pandemia ma della follia di uno che ha contagiato un gruppo, qui c’è una colpa, sia di chi ha agito sia di chi è rimasto indifferente, e quindi è giusto ricordare affinché queste atrocità non si ripetano”.
Un viaggio attraverso un passato doloroso e difficile da dimenticare per chi è stato testimone di quegli atroci avvenimenti, ma anche una storia che parla di amicizia, come quella del regista con l'autore del soggetto da cui è tratto il film, Israel Cesare Moscati, scomparso poco più di un anno fa prima dell'inizio delle riprese.
L’amicizia e l’amore abbattono i muri, come è successo per questo film, dove un cristiano (Base) ed un ebreo (Moscati), scrivono insieme un soggetto che parla di amicizia e di ricordo.
Un cielo stellato sopra il ghetto di Roma (titolo tradotto come A Starry Sky Above the Roman Ghetto) si divide tra la storia contemporanea e quella in bianco e nero.
“La sfida più grande di questo film è stata creare un teen drama d’intrattenimento che non mancasse di rispetto alla memoria, ma posso ritenermi contento perché le critiche sono state fino ad ora molto positive".
Ascolta l'intervista al regista Giulio Base:
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