Tra i temi discussi recentemente dall'ambasciatore Paolo Crudele e il ministro dell'immigrazione Andrew Giles (Minister for Immigration, Citizenship and Multicultural Affairs) vi è stato il riconoscimento dei titoli di studio italiani e le difficoltà spesso incontrate da chi si accinge a far riconoscere le proprie qualifiche.
"Ho posto sul tavolo il tema del riconoscimento dei titoli e delle modalità selezione che le autorità australiane adottano per alcune figure professionali e che talvolta sono anche un po’ un ostacolo alla comunicazione tra i due Paesi", ha dichiarato l'ambasciatore in un'intervista con SBS Italian.
"Le riflessioni che mi sono state portate dai Comites, dai Coasit, dal modo dell’assciazionismo italiano in generale — ho voluto formalmente anche comunicarle al ministro competente".
In questo nostro segmento sull'immigrazione abbiamo chiesto all'agente d'immigrazione Emanuela Canini di spiegarci come funziona in generale il riconoscimento dei titoli di studio italiani.
"La situazione del riconoscimento dei titoli è molto complessa, perché non esiste una procedura unica per tutto e per tutti", ha spiegato Canini.
Il Country Education Profile (CEP)
Innanzitutto ci sono diversi livelli di riconoscimento e il primo è quello governativo tramite il cosiddetto CEP, Country Education Profile, spiega Canini.
"Il CEP è praticamente un database che descrive tutti i sistemi di istruzione del mondo e dove i livelli di qualifiche vengono paragonati al sistema australiano", ha affermato Canini.
"Quindi non riconosce la qualifica nel contenuto ma soltanto il livello, cioè se una laurea brasiliana ad esempio presa da una certa università può essere paragonata al livello di laurea australiana, oppure può essere paragonata solo a un diploma avanzato".
In questo senso le lauree italiane triennali sono normalmente riconosciute a livello di laurea australiana, anche se in alcuni casi per alcune occupazioni serve la laurea magistrale o quella di vecchio ordinamento da cinque anni, spiega Canini.
Per quanto riguarda i diplomi italiani invece, normalmente questi vengono riconosciuti a livello di certificato IV e non a livello di diploma.
"Questo database è quindi un punto di riferimento per gli enti che si occupano del riconoscimento professionale delle varie occupazioni e che di conseguenza creano la propria procedura", ha affermato Canini.
Ogni occupazione ha il suo ente specifico
C'è poi un secondo livello che regola il sistema, e in Australia ogni occupazione ha il suo ente specifico, spiega Canini.
"A seconda di quello che ci dobbiamo far riconoscere e del tipo di visto che dobbiamo fare, ci saranno dei requisiti che dobbiamo far valutare", spiega Canini.
"Quindi gli ingegneri faranno la procedura con l'ordine professionale degli ingegneri e cioè Engineers Australia; chi fa un mestiere — ad esempio cuoco, carpentiere, muratore e così via — dovrà rivolgersi all'ente che si chiama TRA (Trades Recognition Australia); chi si occupa di marketing farà il riconoscimento con un altro ente che si chiama Vetasses, e così via".
Anni di esperienza lavorativa, livello d'inglese
È importante però notare che non stiamo parlando solo di riconoscimento di titoli accademici, spiega Canini, perché molti di questi enti richiedono anche un certo numero di anni di esperienza lavorativa svolti con certe modalità e in certi tempi, mentre altri richiedono anche un certo livello di inglese.
"Alla fine il governo ha delegato questi enti, che sono gli specialisti del settore, di occuparsi di queste procedure come meglio credono", spiega Canini.
"Alcuni Paesi anglosassoni sono facilitati nel riconoscimento dei titoli per alcune occupazioni perché il loro sistema d'istruzione è molto simile, oppure ci sono degli accordi internazionali che includono un certo numero di Paesi che hanno questi vantaggi".
Purtroppo le università italiane non rientrano in questi accordi, per cui gli italiani si ritrovano comunque a fare la procedura standard come tanti altri, ha concluso l'agente di immigrazione.