Quanti anni ci vorranno prima che l'Australia rinunci alla plastica monouso?

High Angle View Of Garbage At Dumping Ground

Plastica ammucchiata in discarica compone un paesaggio inquietante, ma un uso intelligente della plastica è possibile. Source: Getty Images/Abdul Raheem Mohamed/EyeEm

Il South Australia è il primo stato in Australia ad avere introdotto il bando della plastica monouso. Nel 2009 fu il primo a rinunciare alle borse di plastica al supermercato, una misura introdotta dal New South Wales solo 11 anni dopo.


Cosa sta facendo l'Australia?

Il South Australia ha vietato dal 1 marzo scorso l'uso della plastica monouso, ovvero cannucce, posate di plastica e palettine con cui si gira lo zucchero nel caffè. 

Dal 1 marzo del 2022 lo stato si è poi impegnato a bandire piatti, bicchieri e contenitori per cibo d’asporto in polistirolo.

ACT e Queensland dovrebbero implementare il divieto alla plastica monouso quest'anno, mentre Victoria e Western Australia hanno rimandato al 2023.

Non ci sono ancora impegni formali all'eliminazione della plastica monouso in Tasmania, Northern Territory e New South Wales.

La plastica e le alternative

Marco Faimali, direttore dell'Istituto per lo studio degli Impatti Antropici e Sostenibilità in ambiente marino del CNR - Consiglio Nazionale delle Ricerche e docente di Ecotossicologia Marina all'Università di Genova, in qualche modo difende la plastica, che non ha colpe proprie.
Non posso immaginare un mondo senza plastica. È un materiale intelligente, riprogettato e riutilizzato bene potrebbe non inquinare.
"Se fossimo una specie intelligente", scherza Marco Faimali ai microfoni di SBS Italian, "basterebbe dire che la plastica non dovrebbe finire nell'ambiente e avremmo risolto il problema", ma divieti e regole sono fondamentali per creare una cultura più attenta e rispettosa.
Marco Faimali
Marco Faimali, attivo da oltre 20 anni nella ricerca sugli impatti umani nell'ambiente marino. Source: Marco Faimali
Le plastiche oxo-degradabili, che il South Australia bandirà dal 2022, sono plastiche tradizionali nelle quali sono state inserite sostanze chimiche che provocano e accelerano la degradazione dell'oggetto, con conseguente rilascio di inquinanti nell'ambiente.

"È una falsa soluzione", afferma Marco Faimali, che ricorda come l'unica soluzione è "evitare che la plastica finisca nell'ambiente".
Faimali ricorda anche come esista molta confusione su cosa voglia dire per un materiale essere genuinamente biodegrabile: la disgregazione del materiale spesso avviene solo in determinate condizioni e non naturalmente nell'ambiente, se non dopo molti anni.

Le cinque R

"Alle classiche tre R utilizzate in questi anni - Riciclo, Recupero, Riuso - ne aggiungo due: Riprogettazione e Rinuncia", spiega Marco Faimali.

A suo parere è fondamentale in futuro riprogettare sia la plastica per renderla più autenticamente riutilizzabile, riciclabile e biodegradabile, sia il ciclo di gestione del materiale per impedire che invada l'ambiente.

Se un'alternativa per sostituire la plastica oggi non esiste, possono nel frattempo aiutare l'utilizzo responsabile del materiale e la rinuncia ad esso, ogniqualvolta possibile.

Dove finisce la plastica?

"Per chi utilizza l'ambiente come una pattumiera, o per le anomalie del ciclo di gestione, la plastica finisce in discarica, nel terreno, nei fiumi, nel mare", dichiara Faimali.

"Il mare", aggiunge, "è ormai completamente contaminato". Filtrare le acque superficiali dei mari non è sufficiente e manca una valutazione su quanta plastica abbia raggiunto i fondali marini.
Garbage, including plastic waste, is seen at the beach of Costa del Este, in Panama City, on April 19, 2021.
Una spiaggia poco lontana da Panama City, soffocata dai rifiuti. Source: LUIS ACOSTA/AFP via Getty Images
Della plastica utilizzata sin dalla sua invenzione, ce n'è molta che è "sparita", non rilevata dagli esami fin qui condotti. 

"Probabilmente in mare ci sono distese di plastica, che è pronta poi a degradarsi e a frantumarsi, producendo macro, micro e nanoplastiche".

Gli effetti della pandemia del COVID-19 sugli oceani

"La pandemia ha aumentato l'utilizzo della plastica, anche per motivi sanitari", riflette Marco Faimali, ricordando inoltre come il costo del petrolio sia diminuito, rendendo la produzione della plastica più economica.

Se la coscienza ambientale aveva portato dei miglioramenti negli ultimi decenni, gli effetti di quest'ultimo anno sulla salute degli oceani potrebbero averci riportato indietro di qualche passo. Questo, per Marco Faimali, sarebbe "paradossale".
La pandemia è un po' il risultato del nostro rapporto sbagliato con la natura: la zoonosi, il salto di specie, il virus... La mascherina diventa il simbolo del fatto che ci dobbiamo difendere da noi stessi.

L'esempio da seguire del South Australia

Quando si trattò di bandire l'uso delle borse leggere da alimentari, distribuite gratuitamente per anni nei supermercati australiani, il New South Wales arrivò per ultimo in Australia, con grande ritardo.

La legge per il divieto dell'utilizzo dei sacchetti di plastica nello stato è arrivata solo nel 2020. Il South Australia aveva iniziato per primo quel percorso 11 anni prima, nel 2009.
Ora il South Australia è il primo stato in Australia ad iniziare il bando delle plastiche monouso. Marco Faimali lo ha definito un esempio "lungimirante", "un modello da seguire".

"Non è l'unica soluzione", prosegue Faimali, "ma è un principio, un innesco per avere un rapporto diverso con la casa in cui abitiamo, l'ambiente". 

Ascolta l'intervento completo di Marco Faimali
Le persone in Australia devono stare ad almeno 1,5 metri di distanza dagli altri. Controllate le restrizioni del vostro stato per verificare i limiti imposti sugli assembramenti. 

Se avete sintomi da raffreddore o influenza, state a casa e richiedete di sottoporvi ad un test chiamando telefonicamente il vostro medico, oppure contattate la hotline nazionale per le informazioni sul Coronavirus al numero 1800 020 080.

Notizie e informazioni sono disponibili in 63 lingue all'indirizzo www.sbs.com.au/coronavirus

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