Australia, quelli che... il fantacalcio

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Riccardo Zanellato, Leonardo Gridelli, Flavio Roccasalva, Emanuele Bonadonna e Simone Tortorici sono 9 dei 60 fantallenatori italiani di Melbourne Credit: Courtesy of Emanuele Bonadonna

Il gioco manageriale che coinvolge milioni di italiani appassiona anche la comunità Down Under, dove è anche un potente strumento di aggregazione. A Melbourne, 60 di loro organizzano la più grande lega al di fuori dell'Italia e qualche anno fa hanno anche sfidato il lockdown. “Questa è diventata la nostra famiglia lontano da casa”.


È cominciato quasi per scherzo - dicono - nel 2019, con un messaggio sulla bacheca di un gruppo facebook dedicato agli italiani di Melbourne.

Da allora il fenomeno si è allargato fino a coinvolgere 60 partecipanti, divisi in sei leghe parallele, e si è trasformato in un appuntamento fisso che segna la vita comunitaria di tanti emigrati nella capitale del Victoria.

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Un'immagine dell'asta del fantacalcio a Melbourne Credit: Dario Castaldo - SBS Italian
“Abbiamo iniziato in dieci, oggi siamo sessanta", spiegano gli amministratori Giuseppe Di Salvo ed Emanuele Bonadonna. "Lo facciamo per coltivare l’italianità e creare rapporti veri”.

In questo spazio convivono ragazzi provenienti da tutta la penisola, accomunati dalla stessa passione. “Il fantacalcio è la cosa più seria tra le cose meno serie”, sintetizza Emanuele, citando a sua insaputa Winston Churchill.
Il fantacalcio è la cosa più seria tra le cose meno serie
Emenuale Bonadonna
L’asta di agosto è il cuore della stagione, l’evento che raduna tutti, per una giornata intera, in una pizzeria di Ascot Vale - Classe 90 - che chiude i battenti al pubblico, ma apre le porte ai 60 fanta-allenatori, che devo organizzarsi in turni, dalle 9 di mattina alle 9 di sera.

Durante la pandemia, qualcuno arrivò persino ad aggirare le regole rigidissime del lockdown di Melbourne pur di non rinunciare al rito annuale. Un precedente che la dice lunga sul valore simbolico di questo appuntamento e sulle follie che gli italiani d'Australia sono disposti a fare per partecipare al gioco manageriale.
“Alla fine siamo malati di calcio”, ammette Leonardo Gridelli, romagnolo trapiantato a Melbourne.

Con lui ci sono ragazzi come Simone Tortorici, che ricorda le prime formazioni composte da adolescente ai tempi di Batistuta e Luiso: “Qui ho ritrovato la stessa passione, ma anche un gruppo che ha formato amicizie vere”.
La verità è che siamo malati di calcio
Leonardo Gridelli
Molti partecipanti sottolineano che il fantacalcio è soprattutto un pretesto per sentirsi vicini al campionato italiano e, di riflesso, alla vita quotidiana lasciata in patria.

“È il modo più diretto per restare collegati con la Serie A qui in Australia – racconta Leonardo Gridelli. "Anche se i fusi orari non aiutano, grazie al fantacalcio viviamo le partite come se fossimo ancora lì”.
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Emanuele Bonadonna, grande tifoso del Palermo e 'amministratore' di una delle leghe di fantacalcio di Melbourne Credit: Dario Castaldo - SBS Italian
Tra sfottò su WhatsApp – “trecento messaggi solo nelle prime ore del mattino” – e l’ansia delle formazioni settimanali, il fantacalcio diventa un collante capace di trasformare un passatempo in comunità.

Oltre al calcio, poi, ci sono i rapporti nati grazie a questa passione condivisa. Alcuni ricordano giornate trascorse insieme fuori dal 'fanta', tra go-kart e birre.
Ogni mattina comincia con almeno 300 messaggi sulla chat di Whatsapp
Giuseppe D Salvo
“Non è questione di soldi, è questione di gloria”, scherzano, ricordando che la posta in palio è soltanto il prestigio tra connazionali.

“Alla fine questo è il bello", spiegano. "Ci vediamo, scherziamo, facciamo gruppo”. E così, a 16 mila chilometri dall’Italia, un gioco nato per gioco diventa un pezzo di casa: "Questa – dicono – è diventata la nostra comunità a Melbourne, la nostra famiglia lontano da casa“.
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Giuseppe Di Salvo (al centro) con i partecipanti ad una delle fantaleghe di Melbourne Credit: Giuseppe Di Salvo
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