In Australia "i fondi per l'arte non esistono, o quasi"

SCULPTURE BY THE SEA PEOPLES CHOICE

Drew McDonald posa per una fotografia con la sua scultura Sharnana, dopo aver vinto il People's Choice Award e il Kids' Choice Prize durante l'annuncio del People's Choice Award alla 26a edizione della mostra "Sculpture by the Sea" a Bondi Beach, Sydney, domenica 3 novembre 2024. Source: AAP / BIANCA DE MARCHI/AAPIMAGE

Nel mondo australiano dell'arte contemporanea la mancanza di fondi è diventato il problema per eccellenza, afferma il direttore di BlackArtProjects Andrea Candiani.


L'Australian Design Centre (ADC) di Sydney chiuderà i battenti nel giugno 2026 a causa di una significativa carenza di fondi, dopo che sia il governo federale sia quello statale hanno interrotto l'erogazione di adeguati finanziamenti operativi di base.

Intanto Sculpture by the Sea, la mostra all'aperto sul lungomare tra Bondi e Bronte, a Sydney, ha rischiato di essere cancellata quest'anno - e rischia di non avere i finanziamenti per continuare negli anni a venire.
Gli organizzatori avevano annunciato di trovarsi di fronte a un deficit di bilancio di 200.000 dollari dopo aver perso i finanziamenti federali per l'evento.

La mostra alla fine si è potuta svolgere come previsto nel mese di ottobre grazie a donazioni pubbliche e aziendali, e si è conclusa il 3 novembre.

Secondo Andrea Candiani, direttore di BlackArt Projects, “qui [in Australia] dove la cultura non è una miniera d’oro - ma potrebbe esserlo - i fondi non esistono, o quasi”.

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Arte di parte, a cura di Andrea Candiani.

ANDREA CANDIANI

Oggi parliamo ancora di quello che sta accadendo in Australia a causa della mancanza di fondi destinati alle istituzioni culturali. Già abbiamo raccontato dei problemi della Gallery del New South Wales e di quelli opposti della ricca National Gallery del Victoria, con stipendi di lusso per il direttore. E oggi notiamo con tristezza la possibile chiusura dell'Australian Design Center a Sydney, che non è riuscito ad assicurarsi 350mila dollari necessari per la sopravvivenza.

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e che adesso spera in qualche benefattore privato, così come lo sperano altre 17 organizzazioni culturali nel New South Wales che non hanno ricevuto fondi. Questi soldi che sembrano così tanti, in realtà non sono molti se paragonati a quello che viene concesso ad altre istituzioni culturali in giro per il mondo. Pensate alla Cina, all'italia e agli Stati Uniti, ma qui dove la cultura non è una miniera d'oro, ma potrebbe esserlo, i fondi non esistono o quasi.

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Allo stesso tempo si è aperta un'inchiesta nei confronti del Powerhouse Museum a Sydney con l'intenzione di capire come siano stati usati i fondi in modo inappropriato, mentre il famoso evento che si tiene tra Bondi e Tamarama Sydney Sculpture by the Sea, potrebbe anch'esso scomparire a causa della mancanza di fondi.

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Più di 100 artisti che vi partecipano regolarmente hanno deciso di prendersela ancora con Creative Australia, che forse è meglio che cambino nome. Gli artisti hanno giustamente detto che Creative Australia continua a ignorare il livello di interazione tra il pubblico australiano e le opere d'arte e quello che gli artisti australiani e il pubblico desiderano dalla gestione dei finanziamenti pubblici delle arti in Australia, tenendo anche presente che poche manifestazioni in questa nazione attraggono artisti internazionali.

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Ma Creative Australia senza fondi, senza direzione, come provato dalla debacle sulla Biennale di Venezia, fa finta di niente, mentre gli artisti e gli scultori devono pagare per la produzione delle proprie opere senza alcun rientro economico. Nel frattempo è anche stato rivelato che appunto, dopo il disastro combinato dal Creative Australia nei confronti di Khaled Sabsabi, rappresentante australiano alla Biennale di Venezia,

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E dopo la sua reintegrazione adesso gli hanno dato altri 100mila dollari per creare una nuova opera per il Samstag Museum di Adelaide.

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Insomma, sensi di colpa, o tutto o niente, ma chi ci rimette sempre è la cultura. Alla prossima.

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