Nella prima parte del suo racconto, Fabio Carosone ci conduce nella Roma della sua infanzia: una città luminosa, ancora lontana dalla frenesia turistica di oggi, respirata attraverso la musica lirica che usciva dalla radio assemblata dal padre e attraverso le passeggiate tra vicoli e piazze accompagnato dalla madre, “nata all’ombra della cupola”, come ricorda al microfono di SBS Italian.
“È stata un’infanzia semplice, senza televisione, senza telefoni, con tanti libri e tanta musica”, ricorda. “Roma era bellissima, facile da vivere. Si girava senza traffico, senza la folla di oggi. E mia madre conosceva ogni pietra della città”.
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Fabio Carosone ad un anno, nel 1940 Credit: courtesy of Fabio Carosone
Il contatto più profondo con la natura nacque presto, grazie allo scoutismo: “Avevo sei anni quando mi iscrissero ai Lupetti del Roma 39. Da lì è partita una vita all’aperto: campeggi, esplorazioni, montagne, Dolomiti, Austria…”.
Roma era bellissima, facile da vivere. Si girava senza traffico, senza la folla di oggi. E mia madre conosceva ogni pietra della cittàFabio Carosone
È in quelle esperienze che si radicarono lo sguardo curioso, la manualità ereditata dal padre, l’attenzione per il paesaggio che anni dopo sarebbero diventate le colonne portanti della sua professione.
La scelta della geologia, però, è arrivata più tardi ed è nata da una serie di eventi familiari e personali. Finito il liceo, Carosone desiderava infatti seguire la sua passione e studiare medicina. Ma la separazione dei genitori e le difficoltà economiche resero impossibile il percorso di studi in una facoltà lunga e onerosa.
“Scegliere geologia è venuto quasi naturale: ero appassionato di natura, di montagna, di speleologia. Andavo in grotta, vedevo corsi d’acqua sotterranei, cascate, fiumi nascosti. Quel mondo mi incantava”.
Il passo verso l’idrogeologia arrivò poi con la tesi di laurea, spinto dall’intuizione che la gestione dell’acqua sarebbe diventata una questione globale.
Parallelamente agli studi, lo sport ha sempre occupato una parte fondamentale della sua crescita. Dalla canoa sul Tevere al baseball – “me ne innamorai subito, era un gioco elegante, per nulla violento” – che praticò fino a giocare in Serie A per dieci anni, passando per il servizio militare nei Lagunari, corpo anfibio specializzato tra Venezia e il Friuli.
Anche la montagna è stato un fondamentale tassello identitario: “La Marmolada è stata una sfida meravigliosa. Sapere che oggi il suo ghiacciaio è quasi scomparso mi rattrista profondamente”, spiega Fabio Carosone.

Fabio Carosone Sottotenente dei Lagunari Credit: courtesy of Fabio Carosone
La decisione di lasciare l’Italia maturò nel momento dell’ingresso nel mondo del lavoro. Tra raccomandazioni che non bastavano, proposte in Paesi difficili e un’Africa ormai troppo pericolosa, l’Australia gli apparve come la via più promettente e concreta.
Arrivare ad Adelaide fu come scendere su un tappeto rossoFabio Carosone
Le foto di un collega – mare turchese, barriera corallina, paesaggi immensi – alimentarono il sogno.
Le aziende australiane, in pieno boom minerario, cercavano idrogeologi come lui. “Quando arrivai ad Adelaide, fu come scendere su un tappeto rosso”, ricorda con un sorriso. Iniziò così un capitolo completamente nuovo della sua vita.
Fabio a Roma col fratello Paolo Credit: courtesy of Fabio Carosone


