La restituzione degli ostaggi del 7 ottobre 2023 - che prosegue con il rimpatrio degli israeliani morti a Gaza - e lo scambio con migliaia di detenuti palestinesi in Israele erano il primo passo verso un accordo che portasse la pace nella Striscia, ma nelle settimane trascorse dal cessate il fuoco del 10 ottobre scorso non sembrano esserci stati progressi evidenti.
Unico segnale di rilievo è stato l’appoggio espresso dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite il 17 novembre scorso per il piano in 20 punti firmato dal presidente statunitense Donald Trump.
"C'è davvero la tregua a Gaza? I palestinesi dicono di no": così ai microfoni di SBS Italian Michele Giorgio riporta le frustrazioni dei gazawi, "da un po' di tempo è arrivato l'inverno anche per la Striscia di Gaza e ci sono centinaia di migliaia di persone che vivono nelle tende, vivono tra i ruderi".
"I mediatori di Qatar, Egitto, Turchia e Stati Uniti si sono incontrati al Cairo per fare il punto della situazione", prosegue Giorgio, specificando che "questa seconda fase che prevede il disarmo di Hamas viene considerata difficilmente realizzabile, un po' da tutti gli osservatori e gli analisti".
È una situazione davvero molto, molto difficile sotto tutti i punti di vista e al momento non si riesce ancora a intravedere uno spiraglio che faccia prevalere l'ottimismo.Michele Giorgio, corrispondente de Il manifesto per il Medio oriente




