Una nuova ricerca intende mettere a fuoco le mille forme in cui si declina in Australia la "nonnitudine", termine ormai incluso nella Treccani che indica l'essere nonni, e tutto quel che concerne il rapporto con i nonni.
"I nonni non sono stati studiati molto nella storia australiana. Esistono storie sulla paternità, storie di maternità, ma non storie appunto sull'essere nonni, sul fare nonni, su come è cambiato nel tempo", spiega Francesco Ricatti, professore associato di italianistica alla ANU, al microfono di SBS Italian.
"L'altra idea era quella di associare lo studio della famiglia allo studio dell'emigrazione, nel senso che ormai la maggior parte degli australiani ha nonni che sono nati all'estero e quindi ci è sembrato un bel modo di fondere lo studio della storia delle emigrazioni con lo studio della storia della famiglia e dei rapporti fra le varie generazioni".
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Il progetto, finanziato dall'Australian Research Council, si intitola Grandparenting in Australia: a history (1945-2025), e ha già completato una prima fase d'indagine.
"La prima che abbiamo sviluppato è stata proprio una ricerca di tipo demografico, contattando duemila persone e chiedendo loro della loro esperienza sia come nipoti, come genitori o come nonni", racconta Ricatti, "per vedere insomma se oggi, nel presente, gli australiani considerano il 'lavoro' dei nonni importante e significativo, e quali benefici può portare sia ai nipoti che ai genitori che ai nonni stessi".
La ricerca ora proseguirà con la registrazione di un centinaio di storie orali, "interviste molto più approfondite, proprio per andare indietro nel tempo", ma ci sarà anche una ricerca d'archivio storica e "una componente più sociale, in cui cercheremo di sviluppare una guida per aiutare le persone a raccogliere le storie dei propri nonni".
Trattandosi di una ricerca sul grandparenting in Australia, Paese dove una persona su quattro è nata all'estero, non mancherà il tema dell'assenza o della lontananza dei nonni: "in tempi passati questa lontananza spesso corrispondeva con un'assenza, perché le comunicazioni erano molto limitate e anche la possibilità di viaggiare e tornare nei Paesi di origine", spiega Ricatti.
"In tempi più recenti, naturalmente, grazie a Internet, voli più veloci e altre tecnologie, diciamo che spesso questa lontananza non preclude rapporti affettivi profondi fra nonni e nipoti".




