“Eravamo in Italia e ci rendevamo conto che la situazione non era delle migliori a livello economico e per dare un futuro migliore ai miei figli abbiamo preso questa decisione”.
Il pizzaiolo e chef Valerio Violetti, campano di nascita ma romano d’adozione, dopo aver scoperto che Melbourne era allora la città più vivibile del mondo nel 2014 prese una decisione coraggiosa: trasferirsi da solo per costruire un futuro per la sua famiglia.
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Dopo aver trovato dei contatti, Valerio ha iniziato la sua avventura a Cairns.
Io non parlavo una parola d’inglese, ho imparato francese a scuola. La mia è stata una vera e propria avventura.Valerio Violetti
L’addio con la moglie Anna Paola e i figli è stato difficile, ma il sostegno della famiglia è stato importantissimo.
“C’è stato l’aiuto fondamentale dei nonni, prima che potessi rivederli sei mesi dopo”, racconta a SBS Italian Valerio, che sottolinea anche le grandi differenze con i migranti italiani degli anni ’50.

La famiglia Violetti dopo quasi dieci anni di Australia. Credit: Valerio Violetti
Passati i primi sei mesi, Valerio è ritornato a casa per due settimane di vacanza e anche se i contatti erano stati giornalieri, è rimasto stupito dai cambiamenti della figlia.
Quando sono partito Lavinia non parlava bene e quando sono rientrato mi ha accolto con un ‘ciao babbo’... sono rimasto di stucco e ho pensato, ma questa è mia figlia?Valerio Violetti
Una volta rientrato dal paese d’origine, Soriano nel Cimino in Australia, la decisione di spostarsi da Cairns a Melbourne. Lì, trovato uno sponsor, la ruota ha iniziato a girare in fretta e dopo un anno dalla sua partenza, l’intera famiglia ha potuto raggiungerlo Down Under.
“Fu il giorno più bello della mia vita, quando sono andato all’aroporto e li ho visti uscire dal gate. Lacrime e lacrime di gioia, un sogno che piano piano si stava realizzando”.
“Se avessi pensato a quello che facevo, probabilmente avrei mollato”, confessa Valerio ai microfoni di SBS Italian. “Non vi nascondo che ho pianto tante volte in quel periodo, di notte da solo.”
“Ma lo rifarei: secondo me l’Australia è ancora un Paese che ti permette di sognare”.