Nonostante il blocco delle comunicazioni sia durato solo 48 ore, ha avuto conseguenze profonde.
Ha paralizzato ospedali, banche, aeroporti e persino i servizi d'emergenza, con pesanti ricadute sulla vita quotidiana di milioni di afghani, come spiega il giornalista Giuliano Battiston, direttore editoriale della rivista Corvialista e socio di Lettera22.
Ha anche causato "danni di natura psicologica" ad una popolazione di oltre 42 milioni di persone, che "si sono trovate nell’impossibilità di comunicare non solo tra loro, all'interno dello stesso Paese, ma anche di dialogare con l’ampissima diaspora afghana che vive all'estero".
Gli afghani, infatti, costituiscono una delle più grandi popolazioni di rifugiati al mondo: circa 5,8 milioni, ma supera i 10 milioni se includiamo anche gli sfollati interni, quindi il numero di afghani forzati a lasciare le proprie case dentro o fuori dal Paese.
L’Afghanistan è oggi un Paese in cui è in corso una delle più gravi crisi umanitarie del pianeta: quasi 23 milioni di persone necessitano di assistenza, il sistema sanitario è al collasso e l’insicurezza alimentare colpisce almeno la metà dell’intera popolazione.
In questo contesto già estremamente fragile, il blackout digitale ha sollevato forti timori per un ulteriore isolamento, soprattutto per le donne e le ragazze, già escluse dalla vita pubblica e scolastica. In particolare, dal 2024, nuove Leggi sulla Moralità hanno ulteriormente limitato il loro accesso all’istruzione.
Molte ragazze riescono a studiare solo grazie a corsi online, e il recente blocco di internet ha alimentato preoccupazioni sul loro futuro, facendo temere un ritorno all’oscurità.
Ascolta l'intervista al giornalista Giuliano Battiston cliccando il tasto "play" in alto a sinistra
"Il fatto che le comunicazioni siano state ripristinate gradualmente in tutto il Paese ci dice una cosa" aggiunge Battiston, ovvero "che l'ala dei pragmatici, quindi Kabul, per ora ha avuto la meglio, riuscendo a ottenere un compromesso rispetto a Kandahar, che rappresenta invece il polo religioso ortodosso e che voleva una chiusura totale. Per ora è stata scongiurata, ma non è detto che non si torni a questa misura in futuro".